“Il grande difensore di Hegel nel campo del diritto e dello Stato divenne nel XIX secolo indubbiamente Lorenz von Stein. Ma quanto è mutata nel suo ‘Sozialismus und Communismus des heutigen Frankreich’ (1842) e nella sua dottrina dello Stato e della società – pur essendo rimasta uguale la terminologia – la realtà sociale e politica interpretata da tale dottrina! Come erede dichiarato di Hegel e di Gans si designò Ferdinand Lassalle; sia per la sua intelligenza filosofica sia per la cultura giuridica egli era certamente l’unico tra i discepoli di Hegel che dopo il 1860 avrebbe potuto scrivere una «Politica» sul piano della ‘Filosofia del diritto’. È significativo che nella sua prima e nel contempo ultima opera filosofico-giuridica, il ‘System der erworbenen Rechte’ (1861), egli preferisse concentrarsi su un problema giuridico particolare e pagare il suo tributo all’empirismo e allo storicismo del suo tempo. Né difensore di Hegel né suo erede – nel vero senso della parola -, bensì suo superatore critico si sentiva Marx; e tuttavia egli è stato propriamente l’unico del suo tempo che abbia preso questi ‘Lineamenti di filosofia del diritto’ del 1821 per quello che effettivamente erano: l’«unica storia tedesca che stia al pari con il presente ufficiale di noi moderni» (4). La ‘Critica della filosofia del diritto di Hegel’, che il giovane Marx scrisse nel 1843 sui §§ 261-313 e con cui egli stesso si staccò radicalmente dalla tradizione – mutata mediante la rivoluzione – della metafisica politica, è rimasta nell’ambito dei seguaci di Hegel del XIX secolo l’unico commento, a tratti storicamente profondo, della ‘Filosofia del diritto’ che sia all’altezza delle analisi hegeliane. È chiaro che questa critica-commento – per giunta rimasta purtroppo incompiuta – non solleva, né può, per il suo scopo storico-politico, sollevare la questione della posizione dell’opera entro la tradizione della filosofia politica. Come il commento di Marx considera la filosofia hegeliana del diritto, conformente alla predizione di Gans, come appartenente soltanto alla storia, così la sua critica presuppone già all’inizio che la sua epoca sia filosoficamente passata, e il suo risultato consiste, come è noto nell’abbandono della filosofia del diritto per l’economia” (pag 93-94) [(4) ‘Zur Kritik der Hegelschen Rechtsphilosophie’, Einleitung, MEGA, sez. I, vol. I, tomo I, (1927), p. 612 [trad. it. ‘Critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione’, in ‘La sinistra hegeliana’, testi scelti da K. Löwith, trad. da C. Cesa, Bari, 1960, p. 432] [Manfred Riedel, ‘Hegel fra tradizione e rivoluzione’, Laterza, Bari, 1975]