“È difficile parlare delle risorse del pianeta senza preoccuparsi dell’uomo. Finché si tratta solo di bisogni vitali, e in particolare di nutrimento, il problema è abbastanza ben circoscritto. Ma nel XIX secolo nascono a poco a poco nuovi bisogni. La formula classica «A ciascuno secondo i suoi bisogni» è molto anteriore a Marx, ma egli è il primo, per sua stessa ammissione, a uscire dall’utopia per dar vita al socialismo scientifico. I testi sull’argomento abbondano, sono abbastanza precisi e carichi di significato. Engels ha detto (1): «Regolare la produzione a seconda dei bisogni sarà una cosa da nulla». Più prudente, come sempre, Marx prevede una fase di transizione contrassegnata da una penuria relativa dovuta all’eredità del regime capitalistico. Ma alla conclusione del processo, grazie ai grandi progressi economici permessi dal socialismo, ciascuno otterrà «secondo i suoi bisogni»; vedremo più avanti il contenuto del termine. In nessun momento si affaccia l’idea di una limitazione delle risorse del pianeta. La preoccupazione di ripartire è così viva da spegnere ogni pensiero circa la massa da suddividere o, diciamo meglio, ogni inquietudine. Nel 1881, Engels scrive a Kautsky una famosa lettera contro i propagandisti malthusiani, nella quale in particolare osserva (2): «La produzione in serie che sta facendo la sua comparsa in America e il notevole sviluppo dell’agricoltura minacciando di soffocarci duramente sotto il peso dei beni prodotti». I bisogni dell’epoca sembrano limitati: il vitto e l’alloggio, un poco di cultura. Ma racchiusi nelle formule e soggiogati, come tanti altri, dai miraggi del mercato, i marxisti non immaginano neppure che i bisogni dell’uomo possano aumentare. Engels scrive: «Una volta stabilita tale statistica [del consumo in una società comunista], cosa che si può facilmente eseguire nel giro di uno o due anni, la media del consumo annuo muterà solo in rapporto all’aumento della popolazione; sarà quindi facile fissare anticipatamente, a un momento dato, quale quantità di ogni articolo verrà richiesta dal bisogno del popolo». Da quel momento tutto è permesso. Sebbene viva in un periodo in cui già i bisogni emergono da ogni parte, Lenin conserva integralmente il pio pensiero: «Lo stato potrà scomparire completamente (,,,) solo quando ci sarà talmente abituati a osservare le regole primordiali della vita sociale e solo quando il lavoro sarà diventato talmente produttivo che tutti lavoreranno volontariamente secondo le proprie capacità (…) la ripartizione dei prodotti non richiederà più che la società assegni a ciascuno la sua parte dei prodotti che gli spettano. Ciascuno sarà libero di prelevare a seconda dei propri bisogni». Non viene detto che verrà ‘dato’ a ciascuno second i propri bisogni, il che potrebbe suggerire una certa definizione restrittiva della funzione delle autorità, ma che ciascuno potrà ‘prelevare’. Da quel momento, la corsa al profitto da una parte, la corsa all’abbondanza dall’altra, trascinano gli uomini in sogni contrapposti per molti versi, ma ugualmente indifferenti all’estensione della fonte delle ricchezze. Méline e Lenin, curiosamente associati da una assonanza dei cognomi, ci presentano due tendenze, due idealismi assolutamente contrari: l’uno; definitivamente reazionario, vuol ritornare nel cuore della terra che ingenuamente presuppone larga a tutti di favori per la sua sola bontà. L’altro, rivoluzionario, non intravvede limiti alla risorse naturali dominate dall’uomo” (pag 46-48) [Alfred Sauvy, ‘Crescita zero?’, Garzanti, Milano, 1974] [(1) Discorso pronunciato il 15 febbraio 1845; Cfr. Mega, parte I, vol IV, p. 372 (trad. it. Marx-Engels, ‘Opere complete’, vol. IV, Roma, 1972); (2) K. Marx e F. Engels, ‘Lettres à A. Bebel, W. Liebknecht, K. Kautsky et autres’, parte I, 1870-86, pubblicata dall’Istituto Marx-Engels-Lenin’ di Mosca. Cfr “Population”, 1966, p. 786]