“Oltre che con la teoria del plusvalore, Marx proseguì sulla linea di pensiero dei socialisti ricardiani con la prospettiva di una ventura eliminazione della classe capitalistica, sia pure inquadrandola in una visione storica di stampo hegeliano, del tutto estranea all’orizzonte mentale degli anticapitalisti inglesi del primo Ottocento. A questo patrimonio comune di idee, i singoli «socialisti ricardiani» aggiunsero sviluppi diversi in fatto di teorie economiche o di proposte pratiche, in ragione del loro modo diverso di rapportarsi al movimento delle Trade Unions o al cooperativismo oweniano, oltre che delle loro personali esperienze e qualità. Thomas Hodgskin, più di altri, veniva da esperienze dolorose. (…) Nel 1825 intervenne nel dibattito a proposito della abolizione dei ‘Combination Acts’ schierandosi a favore della libertà sindacale con il suo ‘Labour Defended Against the Claims of Capital’. In esso però andò oltre quel dibattito occasionale e dette una formulazione della teoria del plusvalore particolarmente vigorosa. Essa era basata su un ragionamento che portava fino alle estreme conseguenze la contrapposizione fra classe capitalistica e classe lavoratrice già presente in Ricardo. Secondo Hodgskin, capitalisti e lavoratori formano la grande maggioranza della popolazione e quindi non esiste un terzo potere intermedio fra le due classi antagoniste che abbia un futuro. Ancora meno c’è da sperare che l’intervento dello Stato possa avviare un corso di riforme. La lotta tra lavoratori e capitalisti è lotta fra l’onesta operosità e l’oziosa dissipatezza, in cui lo strumento della liberazione dei lavoratori è l’organizzazione dei lavoratori stessi nelle Trade Unions. Hodgskin riscosse una considerazione molto positiva da parte di Karl Marx. Tuttavia nel suo pensiero, non si trova tanto l’idea che la proprietà privata vada soppressa, quanto piuttosto l’insistenza sull’inutilità del capitalista. Vi compare inoltre una tendenza che ben potrebbe dirsi anarchicheggiante. La società non ha bisogno né di capitalisti né di proprietari fondiari: ha bisogno solo del lavoro combinato di vari tipi di lavoratori. Si deve perciò eliminare l’intermediazione parassitaria dei capitalisti, onde i lavoratori ricevano l’intero prodotto del loro lavoro, in base a quote determinate dal libero scambio fra loro di manufatti o servizi e al giuoco della domanda e dell’offerta. (…) In seguito, tuttavia, Hodgskin si spostò su posizioni alquanto diverse” (pag 322-323) [Giorgio Spini, ‘Le origini del socialismo. Da Utopia alla bandiera rossa’, Einaudi, Torino, 1992]