“Engels ha sempre consigliato ai dirigenti del proletariato contemporaneo di tradurre – per diffonderla nel popolo – la letteratura militante degli atei della fine del XVIII secolo (1). A nostra vergogna, finora noi non lo abbiamo fatto (ed è una delle tante prove che è molto più facile conquistare il potere in epoca rivoluzionaria che usare correttamente questo potere). Talvolta si giustifica la nostra mollezza, l’inattività e l’incapacità, con ogni genere di considerazioni magniloquenti: per esempio, dicendo che la vecchia letteratura ateistica del XVIII secolo è invecchiata, non scientifica, puerile, ecc. Non c’è nulla di peggio di questo genere di sofismi pseudoscientifici che mascherano un pedantismo o una incomprensione totale del marxismo. Naturalmente si possono trovare molte cose non scientifiche e puerili nelle opere ateistiche dei rivoluzionari del XVIII secolo, ma nessuno impedisce agli editori di queste opere di abbreviarle e di corredarle di brevi aggiunte con l’indicazione dei progressi realizzati dall’umanità nella critica scientifica delle religioni dopo la fine del XVIII secolo, menzionando le opere più recenti in questo campo, ecc. Il più grande e il peggiore degli errori che può commettere un marxista, è quello di credere che le masse popolari, composte di molti milioni di esseri umani (e soprattutto la massa di contadini e di artigiani) votati dalla società moderna alle tenebre, all’ignoranza e ai pregiudizi, non possano uscire da queste tenebre, che attraverso la via diretta di una istruzione puramente marxista. E’ indispensabile fornire a queste masse i materiali più vari di propaganda atea, iniziarle ai fatti dei più vari settori della vita, avvicinarsi ad esse in vario modo per interessarle, risvegliarle dal loro sonno religioso, scuoterle a fondo con tutti i mezzi. Gli scritti ardenti, vivi, ingegnosi, spiritosi dei vecchi ateisti del XVIII secolo, che attaccavano apertamente la pretaglia dominante, si riveleranno mille volte più adatti a risvegliare la gente dal sonno religioso che non le noiose, aride rielaborazioni del marxismo, quasi completamente prive di fatti abilmente scelti che predominano nella nostra letteratura e che (è inutile nasconderlo) deformano spesso i marxismo. Tutte le opere di qualche importanza di Marx e di Engels sono state tradotte nella nostra lingua. Non vi è decisamente nessuna ragione di temere che il vecchio ateismo e il vecchio materialismo non siano da noi completati con i correttivi apportati da Marx e da Engels. L’essenziale – proprio ciò che spesso dimenticano i nostri comunisti sedicenti marxisti, che in realtà invece snaturano il marxismo – è saper interessare le masse ancora assolutamente incolte, con un atteggiamento cosciente verso le questioni religiose e con una critica chiara delle religioni. D’altra parte, guardate i rappresentanti della critica scientifica moderna delle religioni. Quasi sempre questi portavoce della borghesia colta «completano» la propria confutazione dei pregiudizi religiosi con ragionamenti che li denunciano subito come schiavi ideologici della borghesia, come «lacché diplomati della pretaglia»” [Lenin: ‘Sulla funzione del materialismo militante’, marzo 1922] [(in) V.I. Lenin, ‘Sulla rivoluzione culturale. Sull’educazione politica – Sulla funzione del materialismo militante – Meglio meno, ma meglio – Sulla cooperazione – Sulla nostra rivoluzione. (Estratti)’, Edizioni del Maquis, Milano, 1971] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]