“Al di là di ogni oscillazione, tipica della II Internazionale, tra massimalismo e riformismo, di ogni «collaborazione» con la tradizione educativa borghese, si pongono invece Lenin e gli orientamenti della pedagogia sovietica. In Lenin la teoria marxista viene immessa all’interno della tradizione russa (collegandosi all’illuminismo e al populismo) e, al tempo stesso, connessa a duna strategia politica rivoluzionaria. Da un lato, quindi, Lenin afferma con vigore che il comunismo deve essere l’erede culturale del passato borghese, deve «utilizzare l’intero apparato della società borghese capitalista», attraverso «organizzazione» e «disciplina», specialmente per quello che riguarda la scienza e la tecnica; dall’altro lato sottolinea i caratteri nuovi dell’educazione comunista, individuati in uno stretto rapporto tra scuola e politica (la scuola non è mai apolitica e la migliore scuola, per gli operai e i contadini, è quella legata alla «lotta rivoluzionaria», e nell’istruzione politecnica, che riprende il concetto marxiano di «onnilateralità» e si articola sull’incontro di istruzione e lavoro produttivo. In vari scritti, spesso occasionali, Lenin sostiene con forza queste linee generali di pedagogia socialista, ma pone l’accento anche sui problemi generali di pedagogia socialista, ma pone l’accento anche sui problemi organizzativi della scuola in una società comunista, legati ad «una intera serie di trasformazioni materiali: costruzione di scuole, selezione degli insegnanti, riforme interne dell’organizzazione e della relazione del personale insegnante», trasformazioni queste che richiedono una lunga preparazione. I temi educativi sostenuti da Lenin furono alla base delle realizzazioni scolastiche del primo periodo post-rivoluzionario in Russia, che va dal 1917 al 1930. In questi anni caratterizzati da un forte entusiasmo costruttivo e da una volontà di profondo rinnovamento delle istituzioni per merito di vari pedagogisti, ma soprattutto da Anatolij Vasilevic Lunaciarskij (1875-1953) e di Nadesda Konstantinovna Krupskaja (1869-1939), moglie di Lenin, si viene compiendo un aggiornamento pedagogico e didattico, collegandosi in particolare all’esperienza della «scuola del lavoro» di Kerschensteiner. Venne così realizzata quella «scuola unica del lavoro» che, marxianamente, ricongiungeva lavoro intellettuale e manuale (produttivo), che si afferma come una scuola «di cultura generale e politecnica», fondata sull’unione di lavoro, natura, società” (pag 464-465) [Franco Cambi, collaborazione di Giuseppe Trebisacce, ‘Storia della pedagogia’, Laterza, Roma Bari, 1997] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]