“‘La belle France!’ In realtà i Francesi hanno una gran bella terra, e mille ragioni d’esserne fieri. Quale paese in Europa vorrà misurarsi con la Francia in ricchezza, varietà di attitudini e di prodotti, universalità? La Spagna? Ma due terzi della sua superficie sono, o per negligenza o per natura, un rovente deserto di pietre, e il lato atlantico della penisola, il Portogallo, non le appartiene. L’Italia? Ma, da quando la via del commercio mondiale corre attraverso l’Oceano, da quando le navi a vapore solcano il Mediterraneo, l’Italia se ne sta lì derelitta. L’Inghilterra? Ma da ottant’anni l’Inghilterra si è buttata al commercio e all’industria, al fumo del carbone e all’allevamento del bestiame; e ha un cielo orribilmente plumbeo, e niente vini. E la Germania? A nord una piatta distesa di sabbia divisa dal meridione d’Europa dalla parete di granito delle Alpi; povera di vini; paese della birra, della grappa forte e del pan di segala, dei fiumi e delle rivoluzioni insabbiati! Ma la Francia! Lambita da tre mari, percorsa in tre direzioni da cinque grossi fiumi; clima a nord quasi tedesco e belga, a sud quasi italiano; a nord grano, a sud mais e riso; a nord colza, a sud olivo; a nord lino a sud seta, e quasi ovunque vino. E che vino! Quali diversità dal Bordeaux al Borgogna, dal Borgogna al greve St. Georges, Lunel, Frontignan del sud, e da questa allo spumeggiante Champagne! Quali varietà di bianco e di rosso, dal Petit Mâcon o dal Chablis al Chambertin, al Château Larose, al Sauterne, al Roussilon, all’Ai Mousseux! E pensate, inoltre, che ognuno di questi vini suscita una diversa ebbrezza, che con poche bottiglie si possono percorrere tutti gli stadi intermedi dalla quadriglia musardiana (2) alla «Marsigliese», dalla folle lascivia del cancan a pazzo ardore della febbre rivoluzionaria, e infine, con una bottiglia di Champagne, ripiombare nel più gaio umor carnascialesco del mondo! E soltanto la Francia ha una Parigi; una città in cui la civiltà europea si dispiega nella sua fioritura più completa, i cui tutte le fibre nervose della storia europea convergono, e dalla quale a intervalli cadenzati si sprigionano le cariche elettriche che fanno tremare il pianeta; una città la cui popolazione unisce; come mai nessun altro popolo della terra, la passione del piacere alla passione dell’azione storica, i cui abitanti sanno vivere come i più raffinati epicurei di Atene e morire come i più impavidi Spartani, Alcibiade e Leonida insieme; una città che è davvero , come dice Louis Blanc, cuore e cervello del mondo!” [F. Engels, ‘Senna e Loira’ [pagine di diario (1848) pubblicate per la prima volta sulla Neue Zeit 1898-99, I volume, nr. 1 e 2] [Friedrich Engels, ‘Viandante e soldato della rivoluzione’, La Nuova Italia, Firenze, 1972, (pag 3-4)] [(2) Cioè del compositore Philippe Musard (1793-1859)]