“Il livello oggettivo della tecnica è dunque nello stesso tempo un grado di sviluppo dell’uomo che lavora. Engels dà un quadro molto chiaro dei tratti fondamentali di questo sviluppo: “Prima che la prima selce lavorata dalla mano dell’uomo diventasse un coltello, devono essere passati intervalli di tempo rispetto ai quali il tempo storico da noi conosciuto appare insignificante. Ma il passo decisivo era stato fatto: ‘la mano era diventata libera’ e poteva acquisire ormai abilità sempre nuove, e la nuova duttilità così acquistata si tramandò e si accrebbe da una generazione all’altra. Così la mano non è solo l’organo del lavoro, ‘ma è anche il suo prodotto'” (1).  Engels mostra successivamente che l’educazione della mano ha avuto importanti ripercussioni su tutto l’organismo umano. Abbiamo già parlato della connessione del lavoro, della destrezza che vi si acquista, della più alta forma di socialità che esso consente, col linguaggio. Aggiungeremo solo che Engels mette energicamente in rilievo l’affinamento e la differenziazione specificamente umana dei sensi. Dove non si tratta in primo luogo di un perfezionamento fisiologico. Anzi, da questo punto di vista molte specie di animali sono di gran lunga superiori all’uomo. Si tratta invece del fatto che la capacità di percepire le cose diventa qualitativamente diversa, si allarga, si approfondisce, si affina attraverso le esperienze del lavoro. Abbiamo già accennato a questo problema in altri contesti. Anche qui Engels sottolinea le relazioni che intercorrono tra questo sviluppo e il lavoro, il linguaggio, la capacità logica di astrazione e di ragionamento, ecc.. Un’ulteriore concretizzazione di questo processo di differenziazione dei sensi si può trovare anzitutto nell’antropologia di Gehlen (…)” [György Lukács, Estetica. Volume primo, 1970] [(1) Dialektik der Natur cit., p. 694 sg. (pp. 163 sg.)]