“Bonapartismo, fascismo e guerra (20 agosto 1940). (…) La guerra in atto, come abbiamo detto in ripetute occasioni, non è che una continuazione dell’ultima guerra. Ma continuazione non significa ripetizione. In linea generale, continuazione vuol dire sviluppo, approfondimento, acutizzazione. La nostra politica, la politica del proletariato rivoluzionario di fronte alla seconda guerra mondiale imperialista è una continuazione della politica elaborata durante l’ultima guerra imperialista, soprattutto sotto la direzione di Lenin. …In Francia non si può parlare di fascismo in senso stretto. Il regime del vecchio maresciallo Pétain costituisce una forma senile di bonapartismo dell’epoca del declino imperialista. Ma questo regime è stato possibile solo dopo che il periodo prolungato di radicalizzazione della classe operaia francese che ha portato all’esplosione del giugno 1936, era giunto a un vicolo cieco per la rivoluzione. La II e la III Internazionale, il carattere reazionario e il ciarlatanismo del “Fronte popolare” hanno deluso e demoralizzato la classe operaia. Dopo cinque anni di propaganda a favore di un’alleanza tra le democrazie e della sicurezza collettiva, dopo il brusco passaggio di Stalin nel campo di Hitler, la classe operaia francese è stata presa alla sprovvista. La guerra ha provocato un terribile disorientamento e un clima di disfattismo passivo, o, più correttamente, di indifferenza di fronte all”impasse’. Su questo sfondo si è verificata una catastrofe militare senza precedenti ed è sorto lo spregevole regime di Pétain. Proprio perché è un bonapartismo senile il regime di Pétain non racchiude alcun elemento di stabilità e può essere rovesciato da un’insurrezione rivoluzionaria delle masse assai più rapidamente di un regime fascista. Sull’avvenire degli eserciti di Hitler. I soldati di Hitler sono operai e contadini tedeschi. Dopo il tradimento della socialdemocrazia e del Komintern, moltissimi di questi operai e di questi contadini hanno ceduto all’ebbrezza dello sciovinismo in seguito a vittorie militari senza precedenti. La realtà dei rapporti di classe è più forte dell’intossicazione sciovinistica. Gli eserciti di occupazione devono vivere a stretto contatto con i popoli conquistati; devono constatare l’impoverimento e la disperazione delle masse lavoratrici; devono assistere ai loro tentativi di resistenza e di protesta, sulle prime clandestini, poi sempre più aperti e audaci. D’altra parte, la casta militare e burocratica tedesca, dopo una serie di vittorie e di rapine in Europa, si erigerà sempre di più al di sopra del popolo, farà sempre più mostra della sua potenza, dei suoi privilegi, e degenererà come tutte le caste di ‘parvenus’. I soldati tedeschi, cioè gli operai e i contadini, nella maggioranza dei casi, proveranno molta più simpatia per i popoli vinti che per la loro casta dirigente. La necessità di agire in ogni momento come “pacificatori” e oppressori disgregherà rapidamente gli eserciti di occupazione, li contaminerà di spirito rivoluzionario” (pag 230-231) [Leon Trotsky, ‘Guerra e rivoluzione. Gli scritti di un grande rivoluzionario alla vigilia del secondo conflitto mondiale’, Mondadori, Milano, 1973, a cura di Livio Maitan] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]