“La questione sollevata dal revisionismo di una partecipazione socialdemocratica al governo, che difficilmente poteva divenire acuta finché la struttura del potere e della costituzione della Germania guglielmina si fosse dimostrata in qualche modo intatta (109), procurò tuttavia alla direzione del partito solo piccoli grattacapi. Preoccupazioni assai più serie vennero a questo dal dibattito sullo sciopero di massa, che – da quando gli avvenimenti della rivoluzione Russa del 1905 avevano riempito «di traboccante entusiasmo per lo sciopero di massa tutto il proletariato del mondo» (110) – anche in Germania era diventato attuale e veniva acceso e tenuto vivo dall’acuirsi delle lotte per il diritto elettorale in Prussia. Questo dibattito dovette apparire ai vertici degli apparati del partito e dei sindacati molto più spiacevole, non solo perché Rosa Luxemburg e i radicali di sinistra propagandavano lo sciopero politico come il più importante mezzo di lotta di una strategia rivoluzionaria dell’«abbattimento» (111) (Niederwerfung), che procede di azione in azione, ma anche perché una serie di revisionisti intellettuali, nonostante la loro professione di fede parlamentare, credevano di aver trovato in esso uno strumento efficace per attivizzare la politica socialdemocratica e per conseguire le riforme politiche all’interno dell’ordine dello Stato e delle società esistenti (112). Così Kurt Eisner nel 1905 in una polemica contro Kautsky scriveva «che nella lotta per i diritti politici un partito di tre milioni di elettori non dovrebbe fare i calcoli come un ragioniere e speculare sul lontano avvenire ma dovrebbe, se è il momento di fare qualcosa, rischiare anche delle sconfitte»! (113). E Friedrich Stampfer un anno dopo dichiarava: mediante l’attesa di situazioni rivoluzionarie non crolla nessun trono di zar e nessun reggimento di ‘Junker’; per la socialdemocrazia tedesca è anche del tutto indifferente quale corso prenda lo sviluppo in altri paesi: «’Qui in Prussia è la nostra Rodi’: qui si balla; noi vogliamo avere il diritto elettorale!». Ma in relazione alla questione del diritto elettorale lo sciopero di massa non deve essere «questione del ‘se, bensì del ‘quando’ e del ‘come» (114). Nei confronti di simili attacchi Kautsky, il cui libro sullo sciopero politico di massa, apparso al principio del 1914, può essere senz’altro ritenuto come il documento più caratteristico del «centrismo», perseverò sempre nel suo vecchio punto di vista – concorde con l’atteggiamento ufficiale del partito – che egli aveva assunto già all’inizio degli anni ’90 di fronte al movimento belga, per lo sciopero di massa (115). Certo, egli si dichiarava fiero di essere stato il «primo marxista in Germania» ad aver già nel 1891 riconosciuto ‘in linea di principio’ la possibilità di usare lo sciopero per il raggiungimento di obiettivi politici (116) (…)” (pag 100-103) [Erich Matthias, ‘Kautsky e il kautskismo. La funzione dell’ideologia nella Socialdemocrazia tedesca fino alla prima guerra mondiale’, Bari, 1971] [(109) Sulla questione, decisamente più attuale, dell’approvazione del bilancio lo stesso Bernstein dichiarò (‘Handbuch der Politik, II, p. 58, nell’anno 1914) «che i rapporti politici negli stati tedeschi del Nord e nella maggior parte della Germania non sono ancora di natura tale a raccomandare ai socialdemocratici l’approvazione del bilancio»; (110) K. Kautsky, ‘Massenstreik’, cit., p. 109; (111) Cfr. K. Kautsky, op. cit., pp. 228 sgg. Su «strategia del logoramento» e «strategia dell’abbattimento» (serie di articoli ‘Was nun?’, v. nota 97); Per la concezione di Rosa Luxemburg sulla questione dello sciopero di massa v. P. Frölich, ‘Rosa Luxemburg’, Hamburg, 1949, pp. 205 sgg. (trad. it., Firenze 1969); (112) V. su ciò Adler nella sua lettera a Bebel del 6.11.1899, in V. Adler, ‘Briefwechsel’, cit., p. 330, sul fondamentale atteggiamento attivistico dei giovani intellettuali del partito inclini al revisionismo, il cui «rivoluzionarismo» e i cui «umori antiautoritari» si rivolgono «oggi molto più contro Marx e noi vecchi anziché contro lo Stato e i suoi annessi e connessi»; (113) Cit., in K. Kautsky, ‘Massenstreik’, cit., p. 122; (114) Cit. in K. Kautsky, op. cit., p. 137; (115) Cfr. op. cit., pp. 22 sgg.; (116) Op. cit., p. 23]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:28 Gennaio 2018