“Dalla sua prigione, nel 1918, Rosa Luxemburg criticava severamente e, nel complesso, erroneamente, la politica bolscevica. Ma anche in questo lavoro che va annoverato tra quelli in cui più si è sbagliata, si intravvedono le ali dell’aquila. Ecco la sua valutazione generale dell’insurrezione d’Ottobre: «Tutto quello che il partito può esprimere nel campo del coraggio, dell’azione, della perspicacia e della coerenza rivoluzionaria, fu compiuto integralmente da Lenin, da Trotskij e dai loro compagni. Tutto l’onore rivoluzionario e l’attitudine all’azione che sono mancati alla socialdemocrazia occidentale, si trovano rappresentati dai bolscevichi. La loro insurrezione d’Ottobre è stata non solo la reale salvezza della Rivoluzione russa, ma anche la salvezza dell’onore del socialismo internazionale». E’ forse la voce del centrismo? La Luxemburg sottopone poi a una critica severa la politica bolscevica sul piano agrario, la parola d’ordine dell’autodecisione nazionale e la rinuncia alla democrazia formale. In questa critica diretta in uguale misura contro Lenin e contro Trotskij, non fa, diciamolo di passata, nessuna distinzione tra i loro punti di vista: eppure Rosa Luxemburg sapeva leggere, capire e afferrare le sfumature. Non le è neppure venuta l’idea di rimproverarmi, per esempio, di aver cambiato le mie posizioni sui contadini divenendo solidale con Lenin sulla questione agraria. Tuttavia, essa conosceva molto bene queste posizioni perché le ho esposte dettagliatamente nel suo giornale polacco nel 1909… Rosa Luxemburg conclude la sua critica sottolineando la necessità di «distinguere nella politica dei bolscevichi l’essenziale dal secondario, il fondamentale dall’accidentale». L’elemento fondamentale è per lei «la potenza del movimento delle masse, la loro passione per il socialismo». «In questo senso, – scrive, – Lenin e Trotskij con i loro amici sono stati ‘i primi’ a dare l’esempio al proletariato mondiale. Restano ancor oggi ‘i soli’ che abbiano il diritto di esclamare come Hutten “Ho osato!”». Sì, Stalin ha ragioni sufficienti per odiare Rosa Luxemburg. Ma tanto più noi abbiamo il dovere di preservare la memoria di  Rosa Luxemburg dalla calunnia di Stalin, ripresa dai funzionari stipendiati dei due emisferi: tanto più abbiamo il dovere di tramandare in tutto il suo fulgore e il suo alto valore educativo questa figura veramente meravigliosa, eroica e tragica, alle giovani generazioni del proletariato” (Prinkipo, 28 giugno 1932) [Lev Trotsky, ‘Giù le mani da Rosa Luxemburg!”] (pag 178); “La funzione rivoluzionaria dell’esercito non come strumento sperimentale degli ufficiali, ma come settore armato del popolo, sarà determinata in ultima analisi dalla funzione degli operai e dei contadini nel corso della lotta. Perché lo sciopero rivoluzionario possa essere un successo, deve portare a un incontro tra gli operai e l’esercito. Per importanti che siano gli elementi militari di un tale incontro, la politica è l’elemento predominante. Guadagnare la massa dei soldati è possibile solo formulando chiaramente gli obiettivi sociali dell’insurrezione. Ma appunto gli obiettivi sociali spaventano gli ufficiali. E’ naturale che i rivoluzionari proletari concentrino sin d’ora l’attenzione sui soldati costituendo nei reggimenti cellule di rivoluzionari coscienti e coraggiosi. Il lavoro comunista nell’esercito, subordinato politicamente al lavoro tra gli operai e i contadini, può svilupparsi solo sulla base di un programma chiaro. Quando verrà il momento decisivo, gli operai con il loro programma e con la forza della loro offensiva, devono trascinare dalla parte del popolo o almeno neutralizzare una gran parte dell’esercito. Questo ampio aspetto rivoluzionario della questione non esclude il «complotto» militare dei soldati avanzati e degli ufficiali simpatizzanti con la rivoluzione e l’insurrezione. Ma un «complotto»  di questo genere non ha niente a che vedere con un ‘pronunciamiento’: la sua è una funzione ausiliaria e consiste nel garantire la vittoria dell’insurrezione proletaria. Per assolvere vittoriosamente a tutti questi compiti occorrono tre condizioni: un partito, di nuovo un partito e sempre un partito” [Lev Trotsky, ‘La rivoluzione spagnola e i compiti dei comunisti’] (pag 204) [(in) Lev Trotsky, ‘Scritti, 1929-1936’, Torino, 1962, a cura di Livio Maitan] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]