“Nei giorni che precedettero la Comune, nel marzo 1871, Marx venne indicato, o “denunciato”, dalla stampa e dall’opinione pubblica europea come il “gran capo” dell’Internazionale: egli prontamente sconfessò e fece smentire la notizia (1), anche se essa – notiamo cent’anni dopo – corrispondeva al vero. Non fu Marx il “capo” organizzativo dell’Associazione internazionale degli operai (AIO), ma ne era e ne era stato il maggior ispiratore e sollecitatore, il fautore instancabile, il polemista vivace e talvolta persino astioso, il teorico, capace però di occuparsi dei minimi particolari della vita quotidiana della prima organizzazione del proletariato mondiale. E ciò, con parole diverse, venne riconosciuto da numerosi osservatori del tempo. Se il più noto storiografo tedesco della seconda metà dell’Ottocento, il bismarckiano Treitschke, riteneva esser Marx “dominante” nell’Internazionale quale “dittatore senza limiti” (2), lo stesso Bismarck e gli esponenti del suo ‘entourage’ già all’inizio del ’71 ne ammettevano sì la posizione di vertice (e di “capo” per la Germania), ma anche ne scoprivano l'”intelligenza di primo piano”, la “buona formazione scientifica”, insomma la funzione dirigente dell’intera “unione operaia internazionale” (3). Con un qualche rigore, cui si accompagnava la conoscenza diretta di scritti marxiani e in specie del ‘Capitale’, l’economista e sociologo belga de Laveleye scriveva alcuni anni dopo, con sufficiente chiarezza malgrado le inesattezze (4): “Karl Marx è senza discussioni lo scrittore socialista più influente della Germania, e la sua opera principale, ‘Das Kapital’, è considerata, anche dai suoi avversari, un libro originale e notevole. (…) Ciò che però ha fatto di Marx uno dei capi del socialismo europeo è che egli è il fondatore e l’organizzatore dell’Internazionale. Non ha niente, né nei suoi scritti né nella sua carriera, dell’agitatore rivoluzionario: i suoi libri hanno la pretesa di essere assolutamente scientifici”. A questi giudizi, tutti di parte avversa, si affianca quello di parte amica di Wilhelm Blos, esponente socialdemocratico e direttore per parecchi mesi negli anni Settanta dell’organo socialista “Der Volksstaat”, che realisticamente nelle sue memorie scrisse che Marx era stato lo “spirito dirigente” dell’Internazionale; contemporaneamente, un ministro evangelico inglese, il positivista Edward Spencer Beesly, legato al movimento sindacale, riconosceva Marx quale ‘great spirit’ dell’organizzazione” (5)” [Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, Edizioni Pantarei, Milano, 2014] [(1) ‘Le grand chef de l’Internationale, “Paris-Journal’, Paris, 14 marzo 1871, n. 71, con l’immediata replica di Marx nell”Erklärung’, 23 marzo 1871 in “Der Vorbote”, Genf, 1871, n. 4, pp. 56-57, ora ripresa in Marx-Engels, Werke (MEW), Berlin, 1968, vol. XVII, pp. 298-300; inoltre, cfr. la lettera di Marx a Ludwig Kugelmann, 18 giugno 1871, ora in ‘Lettere a Kugelmann’, Roma, 1950, p. 142. Si veda infine: ‘Note de Serraillier dans le “Courrier de l’Europe”, in ‘Lettres et documents de Karl Marx, 1856-1883’, a cura di Emile Bottigelli, “Annali”, Istituto G. Feltrinelli, I, Milano, 1958, pp. 184-185; (2) Heinrich von Treitschke, ‘Der Sozialismus und seine Gönner’, II, “Preussische Jahrbücher”, Berlin, XXXIV, 1874, vol. II, p. 258; (3) Colloqui a Versailles, 10 gennaio 1871, in Otto von Bismarck, ‘Die Gesammelte Werke’, vol. VII, ‘Gespräche. Erster Band: bis zur Aufrichtung des Deutschen Reiches’, Berlin, 1924, pp. 467-468; (4) Emile de Laveleye, ‘Le socialisme contemporain en Allemagne. I. Les théoriciens, “Revue de Deux Mondes”, Paris, XLVI, 1876, vol. XVII, pp. 133-134; (5) Wilhelm Blos, ‘Denkwürdigkeiten eines Sozialdemokraten’, vol I, München 1914, p. 117. Cfr Royden Harrison, E.S. Beesly and K. Marx’, “International Review of Social History’ (IRSH), Amsterdam, 1959, nn. 1 e 2, pp,. 22-58 e 208-238]
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- Articolo pubblicato:21 Novembre 2014