“«Il paese industrialmente più sviluppato – scriveva Marx – nella prefazione alla prima edizione del ‘Capitale’ – non fa che indicare ai paesi meno sviluppati l’immagine del loro futuro». Questa idea non deve essere presa alla lettera in ogni circostanza. La crescita delle forze produttive e l’approfondimento delle contraddizioni sociali sono indubbiamente il destino di qualsiasi paese avviatosi sulla strada dell’evoluzione borghese. Ma la sproporzione tra i «ritmi» e i livelli che si determina nell’evoluzione dell’umanità, non solo si è accentuata particolarmente sotto il capitalismo, ma ha anche determinato una completa interdipendenza, fatta di sottomissione, di sfruttamento e di oppressione, tra paesi di diversa natura economica. Solo una minoranza di paesi è passata attraverso tutto il sistematico e logico sviluppo che parte dell’artigianato e giunge alla fabbrica, passando per la manifattura; sviluppo che Marx ha sottoposto a un’analisi così dettagliata. Il capitale commerciale, industriale e finanziario ha invaso dal di fuori i paesi arretrati, distruggendo in parte le forme primitive dell’economia naturale e in parte subordinandole al sistema industriale e bancario occidentale. Sotto la sferza del capitalismo, le colonie e le semicolonie sono state costrette a saltare gli stadi intermedi, pur restando aggrappate artificialmente a un livello o un altro. Lo sviluppo dell’India non ha riprodotto lo sviluppo dell’Inghilterra, lo ha completato. Tuttavia, per comprendere il tipo di sviluppo combinato di paesi arretrati e subordinati come l’India, bisogna sempre avere presente lo schema classico che Marx ha ricavato dallo sviluppo dell’Inghilterra. La teoria operaia del valore determina sia i calcoli degli speculatori della City di Londra sia le operazioni dei cambiavalute degli angoli più remoti del Hyderabad, con la sola differenza che nel secondo caso assume forme più semplici e più astute. Lo sviluppo diseguale è stato fonte di enormi profitti per i paesi avanzati che, sia pure in misura diversa, hanno continuato a svilupparsi a spese dei paesi arretrati, sfruttandoli, sottomettendoli come colonie o, quanto meno, impedendo che giungessero al livello dell’aristocrazia capitalista. Le fortune della Spagna, dell’Olanda, dell’Inghilterra e della Francia sono state accumulate non solo grazie al plusvalore estorto al proletariato di questi paesi, non solo grazie al saccheggio della piccola borghesia, ma anche con il saccheggio sistematico dei possedimenti di oltremare. Lo sfruttamento di classe è stato completato e la sua portata è stata accresciuta dallo sfruttamento di altri paesi. La borghesia dei paesi metropolitani ha potuto garantire una posizione privilegiata al proprio proletariato, soprattutto ai suoi strati superiori, in virtù di una parte dei superprofitti accumulati nelle colonie. Altrimenti sarebbe stato impossibile qualsiasi tipo di stabile regime democratico. Nella sua espressione più ampia, la democrazia borghese è stata e rimane una forma di governo accessibile solo alle nazioni più aristocratiche e più sfruttatrici. La democrazia antica si basava sulla schiavitù, la democrazia imperialista si basa sullo sfruttamento delle colonie” (pag 556-557) [Lev Trotsky, ‘Il marxismo e il nostro tempo’ (*)] [(in) Lev Trotsky, I problemi della rivoluzione cinese e altri scritti su questioni internazionali 1924-1940′, Torino, 1970] [(*) Questo scritto (intitolato; secondo l’edizione inglese, ‘Il pensiero vivo di Karl Marx’) è stato steso nel 1939, durante l’esilio messicano, come prefazione a una sintesi del ‘Capitale’ curata da Otto Rühle, marxista tedesco, che nel 1914 aveva votato con Liebknecht contro la guerra al Reichstag , e aveva poi fatto parte del Partito comunista. Stralciamo le pagine che riguardano più direttamente gli Stati Uniti, basadoci sull’edizione francese del 1946. (‘Le marxisme et notre époque’, Pionniers, Paris, 1946)]