“La creazione dell’operaio parziale determina uno straordinario aumento della produttività del lavoro: ripetendo sempre la stessa operazione, l’operaio manifatturiero sviluppa una virtuosità da insetto. Fa sempre quella operazione, e quindi riesce a farla con somma abilità e destrezza, il che significa che in una stessa unità di tempo produce una quantità di pezzi infinitamente superiore a quella che sarebbe stata prodotta da un operaio non altrettanto destro (come sarebbe anche un abilissimo artigiano quando non dovesse ripetere sempre ed esclusivamente quella funzione). Quello che abbiamo definito un virtuosismo da insetto è il primo fattore per cui la divisione del lavoro che si attua nella manifattura determina un aumento della produttività del lavoro. Il secondo fattore è legato alla circostanza che con la divisione del lavoro manifatturiero vengono chiusi i ‘pori’ che ha la giornata lavorativa di un artigiano. Essendo addetto sempre ed esclusivamente a una particolare funzione, l’operaio manifatturiero non deve passare da un tipo di lavoro all’altro, non deve spostarsi nell’ambiente di lavoro, non deve cambiare gli strumenti di lavoro. Dal momento che fa sempre la stessa cosa e con lo stesso strumento, infatti, egli non si deve mai spostare, e può restare nello stesso luogo. L’erogazione della sua forza lavoro è ‘ininterrotta’, e quindi vengono riempiti quei pori che si aprono invece nella giornata lavorativa dell’artigiano, il quale si deve spostare da un punto all’altro del luogo di lavoro. Adam Smith nella ‘Ricchezza delle nazioni’ introduce un’altra considerazione importante. Nel passare da un’operazione all’altra si verifica un allentamento dell’attenzione, e prima di riavere nella nuova fase lavorativa l’intensità e l’impegno che l’artigiano aveva in quella precedente, occorre un certo tempo. Un terzo elemento è il perfezionamento degli strumenti di lavoro. Dato che il processo lavorativo è stato analizzato, scomposto e ridotto a una serie di operazioni semplici, lo strumento di lavoro, ad esempio il martello, perde la sua genericità, cioè la sua fattura che lo abilita a essere usato in vari tipi di lavoro, e assume la forma di quel particolare martello che occorre per compiere quella particolare operazione di battitura. Marx ricorda che a Birmingham si costruivano cinquecento tipi di martelli diversi, diversamente configurati a seconda della particolarità dell’operazione a cui essi erano adibiti. A tale proposito consiglio, a chi voglia approfondire lo studio della manifattura e la sua differenziazione nella grande industria, l’opera di Mantoux, ‘La rivoluzione industriale’. Nella trattazione della divisione del lavoro Marx si serve delle precedenti trattazioni di Mandeville, Ferguson, Smith. A proposito della apologia che questi ultimi fanno della divisione del lavoro, Marx rileva come l’operaio parziale sia certamente più produttivo dell’operaio totale o artigiano medievale; ma rileva anche l’essere sempre addetto alle stesse operazioni determina una deformazione psichica e fisica del lavoratore (…)” [Lucio Colletti, Il paradosso del Capitale. Marx e il primo libro in tredici lezioni inedite, 2011]