“[Tesi bordighista attuale]: «Come un atteggiamento caratteristico del moderno stadio di sviluppo della società borghese costretta, corrispondentemente alla fine di ogni liberismo economico, a forme di ‘totalitarismo politico’ capaci di fronteggiare con ‘unità e disciplina’ di classe la pressante necessità storica della spinta rivoluzionaria del proletariato». Nota. L’accento sul ‘Totalitarismo’, tipica tesi bordighista degli anni ’50 che nella sua unilateralità conduceva al liquidatorismo quando non ne era già la premessa teorica, preclude la visione di due fenomeni. A. L’imperialismo italiano. Non a caso in tutta l’analisi non si accenna neppure alla maturità imperialistica del capitalismo italiano. Si parla solo della borghesia. Non si riesce, quindi, a spiegare il ‘reale processo di tutte le frazioni borghesi, grandi-medie-piccole, nel fascismo e, di conseguenza, nello Stato Fascista. Si spiega unicamente questo processo in ‘funzione di una sola’ classe, il ‘proletariato’, cioè in funzione ‘antiproletaria’. La tesi bordighista è, perciò, costretta a idealizzare il proletariato, a trasformarlo in proletariato rivoluzionario, cioè a dare un aggettivo invece di una valutazione scientifica. E’ una conseguenza logica del ‘determinismo’. Con quali criteri oggettivi e scientifici (quelli usati ad esempio da Lenin in “Sulla statistica sugli scioperi” (2): preponderanza numerica, concentrazione, dinamicità, ‘resistenza’ [ad es. in Italia questa fu scarsa] ecc.) viene misurata la capacità ‘rivoluzionaria del proletariato italiano’ nel 1919-1920? Con nessuno! Semplicemente con criteri soggettivi, desunti dalle manifestazioni più esterne: carovita, occupazione delle fabbriche ecc. [ad esempio, e non a caso, due studiosi opportunisti hanno potuto, non senza ragione, discutere se considerare rivoluzionaria l’occupazione delle fabbriche]. E’ come giudicare le ‘caratteristiche’ di un fenomeno fisico esaminando solo le sue manifestazioni esterne. Puro idealismo, puro soggettivismo!! Mancando del metodo scientifico (Leninismo), il bordighismo è costretto ad introdurre nella sua ricostruzione deterministica-meccanicistica una buona componente di volontarismo. Il proletariato era rivoluzionario, il PSI ha tradito, il PCI doveva costituirsi nel 1919, la rivoluzione sarebbe andata avanti (il fatto che in questo saggio si veda la necessità di anticipare la costituzione del PCI è già un passo avanti, anche se è una critica implicita al ‘bordighismo’ e anche se non vede che le premesse del processo rivoluzionario si dovevano porre già nel corso della guerra imperialistica). Certamente il problema della maturità rivoluzionaria 1919-20 è ancora aperto, deve essere risolto; ma lo sarà sulla base di una analisi imperniata su criteri scientifici. In questa analisi un peso importante viene ad assumere il grado di maturità dell’imperialismo italiano, le sue tendenze ecc. Solo nel contesto internazionale dei gruppi imperialisti può essere posto il problema della possibilità (e maturità) della rivoluzione italiana. Il bordighismo lo vede, invece, come ‘rapporto esclusivo borghesia-proletariato italiani’. Perciò nello stesso rapporto vede la natura del fascismo in Italia (anche se poi, naturalmente sempre in termini soggettivi, estende la categoria a tutto il mondo borghese con la presunta generalizzazione di un non definito ‘totalitarismo politico’). Ne deriva la liquidatoria tesi che alla fase rivoluzionaria è subentrata la fase ‘totalitaria politica’. O bianco, o nero! Anche le contraddizioni che permarrebbero nel capitalismo e di cui si proclama continuamente l’esistenza, come recitando un rosario, come potrebbero esserci se il ‘totalitarismo politico unifica la borghesia’? Le contraddizioni, perciò, permangono a livello di ‘Stati totalitari’, unificati all’interno, che si ‘contendono l’unificazione mondiale, cioè come guerre imperialistiche’. Siccome non esistono contraddizioni interne (anche se la “preghiera bordighista” afferma il contrario) ‘non rimane che attendere il crollo generale’, poiché muoversi significa integrarsi nel ‘totalitarismo politico’. Questa, spogliata a ogni orpello “ortodosso’, è la vera teoria del ‘bordighismo’ degli anni ’50! Puro liquidatorismo. Teoria “nuova” (altro che invarianza!!), teoria “revisionista” della concezione marxista e dialettica delle contraddizioni ‘nella società e in seno ad ogni classe!! (…)” (pag 108-109) [Arrigo Cervetto, ‘Opere. 9. Quaderni. Scienza Strategia Politica’, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2017] [(2) V.I. Lenin, “Statistica degli scioperi in Russia” (1910), “Opere Complete”, XVI, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2002, da p. 365. Cfr. anche A. Cervetto “Lotta di classe e partito rivoluzionario”, ora in “Opere”, I, “Scritti teorici”, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2015, capitolo secondo, pp. 33-76] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]