“In un’ultima lettera del 27 aprile [1842, a Ruge] Marx (…) annuncia (…) l’inizio della sua collaborazione alla Gazzetta Renana. Ai fini di una datazione esatta della ‘Critica’ [della filosofia del diritto di Hegel], soprattutto per quanto riguarda il suo inizio, è poi rilevante il fatto che le Tesi Provvisorie di Feuerbach, il cui influsso su Marx fu sicuramente determinante nella demistificazione della filosofia hegeliana, furono inviate da Ruge il 23 febbraio del 1843 allo stesso Marx, il quale rispose il 13 marzo comunicando le sue prime impressioni favorevoli. La stesura del testo della ‘Critica’ pervenutoci, non può che essere stata intrapresa dopo questa data. Possiamo concordare con quanto scrive in proposito M. Rossi, secondo il quale “la stessa architettura dell’opera fa pensare molto più a un lavoro di getto che non a uno scritto iniziato, poi sospeso, poi ripreso e così via. Lo stile della Kritik è serrato, conciso, martellante, del tutto diverso da quello della Dissertazione, e dagli articoli per la Renana: è lo stile d’un momento eccezionale e d’una esperienza eccezionale, non è cosa che possa durare, accanto a espressioni formalmente e contenutisticamente del tutto diverse, per due anni di seguito. Né c’è da pensare a un inizio poi abbandonato e a una ripresa molto posteriore: il lavoro incomincia, fin dalla sua terza pagina, a fondare gli elementi generali e metodologici della critica contro Hegel, eseguita poi nei particolari in tutto il restante svolgimento. I criteri essenziali, la scoperta fondamentale sono nel secondo paragrafo: chi l’ha scritto ha scritto subito il resto; non ha potuto lasciare dormire quelle pagine iniziali per ricordarsene e riprenderle tranquillamente dopo un anno, come se nulla fosse avvenuto nel frattempo” (M. Rossi, ‘Da Hegel a Marx’, Feltrinelli, 1970). Il manoscritto, che è incompiuto, è composto da trentanove fogli numerati, dei quali manca però il primo (quattro pagine) in cui forse Marx aveva iniziato l’esame della sezione sullo stato, seguendo i quattro paragrafi dal 257 al 260 della ‘Filosofia del diritto’ di Hegel. La ‘Critica’ della Filosofia hegeliana del Diritto rimase sconosciuta fino al 1927, data di pubblicazione del primo volume delle opere di Marx, grazie alle ricerche di quel Rjazanov, fondatore e direttore dell’Istituto Marx-Engels di Mosca, e al quale si deve anche la prima pubblicazione di parte del III quaderno dei ‘Manoscritti Economico Filosofici’, allora (1927) ancora del tutto sconosciuti. Il grande merito di D. Rjazanov, al quale Lenin fornì molti mezzi, fu appunto quello di riportare alla luce dagli archivi della socialdemocrazia tedesca e da biblioteche private e pubbliche dell’Europa e degli Stati Uniti, gran parte dei quaderni inediti di Marx, con un paziente e nel medesimo tempo rapido lavoro di riordino, di decifrazione e fotocopiatura. Ciò grazie soprattutto ai buoni rapporti che lo stesso Rjazanov aveva personalmente stabilito con i capi della socialdemocrazia tedesca, e attraverso la mediazione di Luise Kautsky, R. Hilferding e A. Braun. Luise Kautsky, in particolare, era stata affiancata a Engels come fiduciario del partito tedesco, con il preciso scopo di raccogliere alla morte dello stesso sia i manoscritti suoi che quelli di Marx. Engels, aiutato dalla figlia minore di Marx, Eleanor, aveva già cercato di riordinare la grande quantità di scritti lasciati dall’amico fraterno. Questi scritti furono dapprima affidati ad August Bebel e a Eduard Bernstein, in qualità di rappresentanti del Partito socialdemocratico tedesco. Gli scritti rimasero custoditi a Londra fino al 1900. Franz Mehring, che morì nel 1918, poté a sua volta curare la pubblicazione di una parte minima dei manoscritti inediti di Marx, specie giovanili, e raccolti in una edizione delle opere di Marx di soli quattro volumi. Fu proprio fra i numerosi quaderni contenenti estratti di letture e citazioni, che Rjazanov scoprì lo scritto originale della ‘Critica’ e il manoscritto sul salario del 1847. L’Istituto di Mosca e la Gesellschaft fur Sozialforschung tedesca fondarono in seguito due case editrici, a Berlino e Francoforte. Mosca divenne il centro editoriale per la pubblicazione, o meglio per un programma di pubblicazione delle opere complete di Marx e di Engels, con l’uscita nel 1927 del primo volume della MEGA (K. Marx F. Engels: ‘Historisch-kritische Gesamtausgabe, Werke-Schriften-Briefe’). Da notare che tutti i testi di Marx erano pubblicati in una traduzione in lingua russa. L’avvento del nazismo costrinse la socialdemocrazia tedesca a trasportare gli archivi a Parigi, nel 1933, e poi ad Amsterdam, dove oggi, dopo le vicende del secondo conflitto mondiale, l’Istituto Internazionale di Storia Sociale (IISH) risulta in possesso pressoché di tutte l’opera letteraria di Marx. Intanto, nel 1931, dopo aver pubblicato solo cinque volumi della MEGA, Rjazanov veniva rimosso dai suoi incarichi da Stalin, espulso dal Pcus e deportato in Siberia dove scomparve. Fra le accuse rivoltegli, quella di aver nascosto documenti della socialdemocrazia russa presso l’Istituto Marx-Engels… Lo stalinista Adoratskij, divenuto direttore dell’Istituto di Filosofia di Mosca, proseguì il lavoro intrapreso da Rjazanov fino al 1935, quando dopo un totale di 12 volumi pubblicati (su 40 previsti) venne improvvisamente sospesa la prima e travagliata edizione completa degli scritti di Marx. In seguito, tra il 1957 e il 1968, a cura dell’Istituto di marxismo-leninismo presso il comitato centrale della SED sono stati pubblicati a Berlino-Est i 41 volumi dei Marx-Engels (MEW), ancora però incompleti e lacunosi. Una seconda edizione di Opere complete, citata come MEGA 2 e prevista in 100 volumi, iniziò le pubblicazioni nel 1975 presso l’Editore Dietz Verlag di Berlino Ovest. Infine, dopo l’unificazione delle due Germanie, la ripresa dell’edizione storico-critica delle opere complete di Marx ed Engels sembra assicurata da un accordo sottoscritto tra l’Istituto di Storia Sociale di Amsterdam, le Accademie delle scienze tedesche, la Fondazione Ebert (a cui fa capo il Centro studi su Marx a Treviri) e l’Istituto per la teoria e la storia del socialismo a Mosca. “La mia ricerca – scrive ancora Marx nella citata ‘Prefazione del 1859’ – arrivò alla conclusione che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello Stato non possono essere compresi né per se stessi né per la cosiddetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali dell’esistenza il cui complesso viene abbracciato da Hegel, seguendo l’esempio degli inglesi e dei francesi del secolo XVIII, sotto il termine di società civile; e che l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica”. Il giovane Marx parte dal presupposto del rovesciamento pratico della filosofia, per poi analizzare criticamente (e relativamente al suo nuovo interesse attorno ai problemi dello Stato e della società) uno tra i più evidenti accomodamenti hegeliani, ce solo su basi non arbitrarie ma strettamente vincolate ai principi nascosti – come aveva sostenuto nella sua Tesi universitaria – poteva essere chiarito. L’influenza del nuovo metodo feuerbachiano, il suo “rovesciamento antitetico”, è innegabilmente presente in questo primo impegnativo lavoro di Marx, sia nella critica al lato mistificato della dialettica hegeliana che nel capovolgimento (nella inversione) fra soggetto e predicato, fra concreto e astratto. In pochi mesi, la critica dello Stato e del diritto pubblico diventerà per il giovane Marx l’occasione per una ben più ampia e approfondita critica generale a Hegel, e che andrà a colpire il nocciolo interno della sua costruzione filosofica. Il testo hegeliano (‘Lineamenti di filosofia del diritto o Diritto naturale e scienza dello stato’ in compendio) verrà dettagliatamente esaminato da Marx, rilevando ogni minimo contrasto fra principi e sviluppo metodologico del sistema” [‘La prima critica di Marx a Hegel e allo Stato’, ‘Prometeo’, Milano, n. 7 giugno 1994]
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- Articolo pubblicato:19 Novembre 2017