“Marx scriverà con Engels nella ‘Sacra famiglia’ del 1845: “Non si tratta di quello che un proletario o un altro, o anche l’intero proletariato s’immagina momentaneamente come scopo. Importa solo ciò che esso è e ciò che sarà storicamente costretto a fare in conformità del suo essere” (11). Si può allora affermare che quando Marx scopre “l’essere del proletariato”, esce dal momento machiavelliano e si allontana dalla logica delle cose politiche? Questa conclusione sarebbe quanto meno affrettata perché, senza impegnarsi in un dibattito sulla natura del proletariato, secondo Marx, basti ricordare che questa classe non può essere confinata nel sociale, poiché il suo essere, per ammissione stessa di Marx è paradossale. «Classe della società borghese, che in realtà non è una classe della società borghese» (12). Occorre intendere che per la sua missione rivoluzionaria e per la missione inscritta nel suo essere, questa classe fuoriesce decisamente da una localizzazione e da una determinazione sociologica. Nuova figura della negatività storica, che realizza – in ambito pratico – il metodo trasformativo, il proletariato appare come la classe, per cui il sociale, il suo essere sociale, è indissociabile dal politico, dal suo essere politico. «La classe operaia è rivoluzionaria o non è niente», scrive Marx nel 1865, in una lettera a J.B. Schweitzer (13). Le ultime pagine della ‘Miseria della filosofia’ non hanno appunto l’intenzione di confutare sia gli economisti che rinchiudono gli operai nella società così com’è, sia i pensatori che vedono nel proletariato solo un movimento sociale? Al contrario, Marx vuole rintracciare il passaggio dalla ‘classe in sé’, quale risulta dalla grande industria e dalle condizioni economiche, alla ‘classe per sé’, da momento in cui la classe trasforma la sua posizione ‘di fronte’ al capitale in lotta politica ‘contro’ il capitale, in vista di una rivoluzione totale. Di qui il rinvio a un’articolazione essenziale: «Non si dica che il movimento sociale esclude il movimento politico. Non vi è mai movimento politico, che non sia sociale nello stesso tempo» (14). Marx traduce subito citando Georges Sand: «O la lotta o la morte». [Miguel Abensour, ‘La democrazia contro lo Stato. Marx e il momento machiavelliano’, a cura di Pario Pezzella, Napoli, 2008] [(11) K. Marx ‘Die Heilige Familie’, Dietz verlag, Berlin, 1955, p. 138; (12) Nel testo francese, invece che “società borghese” si traduce “société civile”. K. Marx, ‘Scritti politici giovanili’, cit, p. 410; (13) In M. Rubel, ‘Pages de K. Marx. Pour une éthique socialiste’, t. II. Révolution et socialisme’, Payot, Paris, 1970, p. 73; Marx Engels, Opere, vol. VI, Editori Riuniti, Roma, 1973; p. 225]
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- Articolo pubblicato:20 Ottobre 2017