“Nel suo desiderio di conciliare le contraddizioni il signor Proudhon non si chiede neppure se la base stessa di queste contraddizioni non debba essere rovesciata. Egli è esattamente come quei dottrinari politici che vogliono avere il re, la camera dei deputati e la camera dei pari come parte integrante della vita sociale, come categorie eterne. Quello che egli cerca non è altro che una nuova formula con la quale stabilire un equilibrio tra questi poteri (equilibrio che dipende appunto dal movimento reale per cui un potere è ora il conquistatore e ora lo schiavo dell’altro). Così nel XVIII secolo alcune menti mediocri si davano da fare per trovare la vera formula che avrebbe portato l’equilibrio tra gli ordini sociali: re, nobiltà, parlamento, ecc. e un bel mattino si svegliarono per trovare che in realtà non esistevano più né re, né nobiltà, né parlamento. Il vero equilibrio in questo antagonismo fu il rovesciamento di tutti i rapporti sociali che servivano come base per queste esistenze feudali e i loro antagonismi” [Karl Marx, ‘Lettera a Annenkov’, Bruxelles, 28 dicembre 1846] [(in) Karl Marx, Miseria della filosofia. Risposta alla ‘Filosofia della miseria’ di Proudhon’, Roma, 1950]