“Le diverse operazioni dal cui autonomizzarsi in attività particolari si origina il commercio di denaro nascono dalle diverse determinazioni del denaro stesso e dalle sue funzioni, al cui adempimento deve quindi soggiacere anche il capitale nella forma di capitale denaro. Ho già avuto occasione (a) di mostrare come l’istituto del denaro, con tutto ciò che vi si collega, abbia la sua prima origine nello scambio fra comunità diverse. E’ perciò  dagli scambi internazionali che si svolge dapprima il commercio di denaro, il traffico con la merce denaro. Non appena esistono diverse monete locali, i commercianti che procedono ad acquisti su mercati stranieri si trovano o a dover convertire le monete del loro paese nelle monete locali, e viceversa, o a dover scambiare differenti monete con argento od oro puro, non coniato, come denaro mondiale. Di qui le operazioni cambiarie, che vanno considerate come una delle basi naturali del moderno commercio del denaro (b). Di qui, poi, lo sviluppo delle banche di cambio, in cui l’argento (o l’oro) fungono da denaro mondiale – oggi da moneta bancaria o commerciale – a differenza della moneta corrente. Operazioni cambiarie, quali semplici ordini di pagamento a viaggiatori stranieri da parte del cambiavalute di un paese, si svilupparono già a Roma e in Grecia dall’attività di cambio in senso proprio. Il commercio di oro e argento come merci (materie prime per la fabbricazione di articoli di lusso) costituisce la base naturale del commercio in lingotti (bullion trade), ovvero del commercio che media le funzioni del denaro in quanto denaro mondiale. Queste funzioni, come si è dimostrato in precedenza (Libro I, cap. III, 3, c) (1), sono duplici: andirivieni fra le diverse sfere nazionali di circolazione per la compensazione dei pagamenti internazionali e, in caso di migrazione di capitale, per il pagamento degli interessi; movimento dei metalli preziosi, a partire dalle fonti di approvvigionamento, attraverso il mercato mondiale e ripartizione della loro offerta tra le diverse sfere di circolazione nazionali. In Inghilterra, gli orefici fungevano ancora da banchieri durante la maggior parte del secolo XVII. Qui non si considera né come la compensazione dei pagamenti internazionali si sviluppi ulteriormente nel commercio di cambio, etc., né tutto ciò che si riferisce alle operazioni in titoli, insomma tutte le forme particolari del sistema del credito, che in questa sede non ci riguarda. Come denaro mondiale la moneta nazionale si spoglia del suo carattere locale; una moneta nazionale viene espressa nell’altra e tutte vengono così ridotte al loro contenuto in oro o argento, mentre nello stesso tempo questi ultimi, essendo le due merci che circolano in qualità di denaro mondiale, vanno ridotti al loro reciproco rapporto di valore, che muta di continuo. Il commerciante in denaro fa di questa mediazione la sua attività particolare. Operazioni di cambio e commercio in lingotti sono quindi le forme più antiche di commercio del denaro e nascono dalla duplice funzione del denaro stesso: come moneta nazionale e come denaro mondiale” [(a) (nota 42). ‘Zur kritik der Pol. Oekon’. p. 27 (trad. it. cit., pp. 987-988); (b) (nota 43). “E’ proprio dalla grande varietà delle monete, sia quanto a lega, sia quanto ad effigie dei molti prìncipi e città autorizzati a batterle, che sorse la necessità, nelle transazioni in cui si richiedevano pareggi in una data moneta, di servirsi dovunque di quella locale. (…) «La banca di cambio trae il suo nome non (…) dalla cambiale, dalla lettere di cambio, ma dal cambio delle diverse specie di monete. Assai prima della fondazione della Banca di cambio di Amsterdam, nel 1609, nelle città commerciali olandesi esistevano già cambiavalute e agenzie, e perfino banche, di cambio (…). Il mestiere di questi cambiavalute consisteva nel convertire in monete aventi corso legale il gran numero di monete introdotte nel paese da mercanti stranieri. A poco a poco il loro raggio di azione si estese (…) Essi divennero i cassieri e banchieri dell’epoca. Ma poiché nella combinazione delle operazioni di cassa e di cambio il governo di Amsterdam vedeva un pericolo, per ovviarvi si decise di fondare un grande istituto che provvedesse con pieni poteri pubblici ad entrambe le attività. Questo istituto fu la celebre Banca di cambio di Amsterdam del 1609. Anche i banchi di cambio di Venezia, Genova, Stoccolma e Amburgo trassero origine dalla costante necessità di convertire ogni sorta di monete. Di tutti, quello di Amburgo è l’unico tuttora esistente, perché in questa città commerciale, che non ha un sistema monetario proprio, il bisogno di una simile istituzione continua a farsi sentire, etc.» (S. Vissering, ‘Handboek van Praktische Staathuishoudkunde’, Amsterdam, 1860, I, pp. 247-248)] [(1) Trad. Utet, 1974, p. 234] [Karl Marx, Il Capitale. Libro Terzo, a cura di Bruno Maffi, Milano, 2010]