“Lo studio dell’economia medievale si inquadra nella ricerca teorica sui tipi fondamentali e gli stadi evolutivi dell’attività economica. Hildebrand teorizzò tre stadi della vita economica corrispondenti ai fondamentali modi di distribuzione dei beni che si dovrebbero rintracciare nell’evoluzione economica di tutte le nazioni: economia naturale, economia monetaria ed economia creditizia. Maggior successo ebbero le teorizzazioni che ponevano l’accento sul rapporto tra strutture sociali e organizzazione della produzione e del consumo dei beni, come quelle di Karl Bücher (1847-1930) che distinse, in ordine crescente di complessità, economia domestica, economia di villaggio o di «marca», economia cittadina ed economia di popolo. L’età medievale venne caratterizzata attraverso il prevalere successivo di alcuni di questi tipi di economia e  studiata per individuare le modalità del passaggio dall’uno all’altro. E’ evidente l’affinità di queste riflessioni con le teorizzazioni di Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895), anch’esse fondate su una tipizzazione delle forme fondamentali dell’attività economica rintracciabili nell’esperienza storica, europea ed extraeuropea, definite in funzione del rapporto tra classi sociali nei diversi «modi di produzione» dei beni economici. Come si sa, Marx identificò quattro modi di produzione: asiatico, schiavistico, feudale e capitalistico-borghese. Il modo di produzione feudale e i prodromi di quello borghese trovavano la loro attuazione storica nel medioevo europeo, che anche nella teorizzazione marxista aveva dunque la possibilità di essere identificato in termini di sistemi economici coerenti e di lunga durata, sebbene Marx non ritenesse che in tutti i popoli l’evoluzione socio-economica avesse percorso contemporaneamente le stesse tappe, e ammettesse la possibile coesistenza di modi di produzione diversi in una stessa epoca. Gran parte della riflessione di Marx fu dedicata alla definizione delle dinamiche che provocano la transizione da un modo di produzione ad un altro, e in questo soprattutto risiede l’aspetto politico e pratico della dottrina marxista che intendeva promuovere il superamento rivoluzionario del modo di produzione capitalistico in vista di una società socialista. Marx concepì una sorta di necessità interna che governa la trasformazione e il superamento dei modi di produzione basati sul conflitto di classe, ma contemporaneamente rivendicò la spontaneità e la volontarietà dei movimenti di lotta che realizzano tale superamento, salvando dunque, nella interpretazione della storia, il ruolo dell’iniziativa umana canalizzata nell’azione delle classi. Le teorie marxiane ebbero inizialmente scarso seguito tra gli storici di professione e furono osteggiate dai governi per le loro implicazioni politiche. Solo nell’ultimo decennio del secolo, dopo l’abolizione della legislazione antisocialista di Bismarck, esse entrarono nel dibattito storiografico in Germania, dove ci fu un gruppo di «socialisti cattedratici» che si dedicarono allo studio dell’origine della borghesia e del sistema produttivo capitalistico nell’economia mercantile e manifatturiera delle città medievali” [Paolo Delegu, Il Medioevo, Bologna, 2003]