“Se voi andate alcune righe più in basso, potete leggere così: “L’assunzione del processo di lavoro come semplice momento del processo di valorizzazione del capitale”, questa cosa che è nel concetto stesso del capitale, quindi che accade sempre, cioè in ogni fase della vita storica del capitale, “è posta anche dal lato materiale attraverso la trasformazione del mezzo di lavoro in macchine e del lavoro vivo in semplice accessorio vivente di queste macchine, mezzo della loro azione.” E questo punto è ancora ulteriormente chiarito nelle due pagine successive. Passiamo ora al secondo capoverso di pagina 393, dove si dice: “Il pieno sviluppo del capitale ha quindi luogo – o il capitale è giunto a porre la forma di produzione ad esso adeguata – solo quando il mezzo di lavoro non solo è determinato formalmente come ‘capitale fisso’, ma è soppresso nella sua forma immediata, e il capitale fisso si presenta di fronte al lavoro, all’interno del processo di produzione, come macchina”; “è soppresso nella sua forma immediata” vuol dire: è soppresso come mezzo, è soppresso come strumento, “e l’intero processo di produzione non si presenta come sussunto sotto l’abilità immediata dell’operaio”, attenzione a questo punto, “ma si presenta come impegno tecnologico della scienza. Dare alla produzione carattere scientifico è quindi la tendenza del capitale e il lavoro immediato è ridotto a un semplice momento di questo processo”. Qui si ripete una cosa che abbiamo già trovato; comunque fermiamoci ancora un momento, perché, se ci pensate bene, qui è espressa tutta la quasi incredibile gravità del processo produttivo dominato dal capitale” [Claudio Napoleoni, Lezioni sul Capitolo sesto inedito di Marx, 1972]