“Nella “Sacra famiglia”, nell'”Ideologia tedesca” come pure ancora nella “Miseria della filosofia” la funzione storico-dialettica del proletariato e l’interpretazione anti-utopistica del comunismo si va approfondendo e sviluppando. Nella prima di queste opere sono sempre più chiaramente espressi i legami tra le dottrine antimetafisiche ed il comunismo. Tutto il libretto è pieno di spunti in questo senso: “Non occorre grande sforzo mentale per comprendere, date le dottrine materialistiche sulla bontà primitiva, sulla uguale intelligenza degli uomini, sull’onnipotenza dell’esperienza, sull’abitudine, sull’educazione, sull’influenza delle circostanze esteriori sull’uomo, sull’alta importanza dell’industria, sul diritto al godimento ecc., il loro necessario legame col comunismo e col socialismo… Se l’uomo è formato dalle circostanze, bisogna riformare umanamente le circostanze. Se l’uomo è per sua natura socievole, esso sviluppa la sua natura soltanto nella società… Fourier parte immediatamente dalle dottrine dei materialisti francesi. I babeuvisti erano materialisti rozzi, non civilizzati, ma anche il comunismo sviluppato data immediatamente dal materialismo francese” (48). E Marx traccia tutto uno schizzo della storia del Settecento francese, distinguendo la corrente antimetafisica che condusse alla scienza (e, potremo aggiungere, all’economia) e quella che sbocca direttamente al socialismo. Anche se più complessa è, credo, la germinazione del comunismo. Marx ha visto con estrema chiarezza l’esistenza di un legame innegabile. E questa interpretazione storica corrisponde all’evoluzione stessa del pensiero di Marx in quegli anni: il momento umanistico, pur restando sempre vivissimo nella sua personalità ed in tutta la sua attività, diventa sempre meno evidente nella formulazione della sua ideologia. Anche questo riattaccarsi ai materialisti francesi contribuisce a trasformare il “praktische Humanismus” nell’attività dei “praktischen Materialisten, d.h. Kommunisten” (49). Nell'”Ideologia tedesca” il passaggio dalla dottrina realistica del proletariato e del comunismo (materialismo storico) è già compiuta: le diverse critiche contro gli aspetti negativi del comunismo sboccano nella critica del comunismo stesso come ideologia. “Il comunismo non è per noi uno stato che deve essere stabilito, né un ideale verso il quale la realtà dovrebbe dirigersi . Chiamiamo comunismo il movimento reale che supera l’attuale situazione” (50): Marx si ‘era effettivamente staccato da ogni “vero socialismo”‘. “La miseria della filosofia” è la lucida prova fatta su Proudhon delle sue precedenti critiche. Contro Bray, uno dei più intelligenti chartisti inglesi egli fa, in quelle sue pagine, l’obbiezione fondamentale che questi non vede che il suo rapporto egualitario, il suo “ideale correttivo” (51) che egli vorrebbe applicare al mondo non è altro che il riflesso del mondo attuale e che è, per conseguenza, assolutamente impossibile ricostruire la società su un base che non è che l’ombra abbellita di essa. Riconosciamo le critiche al carattere negativo di tanto socialismo, e in fondo l’argomento fondamentale di questo opuscolo contro Proudhon è ancor sempre questo: lo scrittore francese vuole abolire il lato cattivo della società conservando quello buono, cadendo così in un doppia astrazione. Così, dopo questa critica il “Manifesto” poteva aprirsi con una lunga lista di “socialismi” condannati: a ben guardare la quasi totalità dei movimenti che hanno preceduto Marx [1, (52)]: che cosa restava? Restava soprattutto il legame proletariato-comunismo. E’ il problema di Babeuf, di Saint-Simon e di tanti altri prima di lui che trova una forma di soluzione. La rivolta proletaria ed il comunismo trovano una giustificazione storica e politica. Anche storica perché il dogma è respinto all’orizzonte ed al centro viene una forza realmente esistente carica di tante esigenze spirituali e sociali del secolo. Il comunismo è una bandiera, il “regno della libertà”, la scarna formula dei mezzi di produzione e di scambio e nient’altro. La selva mitologica è semplificata al massimo. Restava non soltanto una forza rivoluzionaria, ma la fede stessa nella rivoluzione, nella forma più viva” [Franco Venturi, ‘Comunismo e Socialismo. Storia di un’idea’, Torino, 2014] [(48) K. Marx, ‘Die heilige Familie’, cit., pp. 307-308; trad. it., cit., pp. 119-120; (49) Id., ‘Die deutsche Ideologie’, cit., p. 32; (50) Ibid., p. 25; (51) Id, ‘Misère de la philosophie’, in K. Marx F. Engels, Mega I, VI, 1933, ‘Miseria della filosofia’, con una prefazione di F. Engels, in K. Marx F. Engels, F. Lassalle, Opere, vol. I, cit, p.51; (52) [Nota dell’autore] (1) Tipica la reazione a simili idee di un Weitling, tipico rappresentante di una ormai lunga tradizione utopistica, caratteristico il suo errore di fronte all’idea che non bisognasse più parlare di propaganda comunista, né di realizzazione di comunismo, poiché prima la borghesia doveva arrivare al potere]