“(…) per ora non possiamo ancora ritenere concluso il tema dei rapporti Marx-scienze naturali, Marx-Darwin. Chi conosce gli scritti di Marx sa come questi ami spesso (anche nel ‘Capitale’) confrontare la sua metodologia con quella di Darwin, al punto che non è forse fuori luogo parlare di un’influenza di Darwin su Marx, a patto però di distinguere Darwin dal darwinismo e in particolare dall’ambientalismo positivistico. Per l’aspetto che qui ci interessa maggiormente – il determinismo geografico – si deve infatti riconoscere che Darwin non condivide la ipotesi lamarckiana di un’azione diretta dell’ambiente, osservando che variazioni simili possono interessare individui posti in condizioni differenti e variazioni differenti riguardare individui posti in condizioni simili. Lo stesso discorso vale anche per Morgan: uno dei padri della scienza sociale moderna e tale considerato anche da Marx e Engels. Per Morgan è incontestabile l’influsso di Darwin, ma anche Morgan respinge il determinismo geografico che per l’antropologia è ciò che il lamarckismo è per la zoologia (cfr. E. Terray, ‘Il marxismo e le società primitive’, Roma, Samonà e Savelli, 1969). Se già a cominciare dai ‘Manoscritti parigini’ (ove troviamo l’utilizzazione delle conoscenze geologiche a fini essenzialmente filosofici) il riferimento e lo studio attento dei naturalisti rimangono una nota costante di tutta l’attività scientifica di Marx e Engels (con propensioni finanche speculative nell’ultimo Engels), è anche vero che i fondatori del materialismo storico si servono spesso, come già avevano fatto gli illuministi e economisti come A. Smith, delle relazioni dei viaggiatori, pur non dimostrando soverchio entusiasmo per questo genere di letteratura geografica: “in generale – scriveva Marx in una lettera a Engels del 13.2.1866 – io non leggo mai, se non per obbligo professionale descrizioni di viaggi”” [Massimo Quaini, ‘Marxismo e geografia’, Firenze, 1974]