“Fin dagli anni ’40 del secolo scorso, ma soprattutto nel processo di dissoluzione della Lega dei comunisti all’inizio degli anni ’50, gli avversari di Marx parlano di un “partito di Marx” (1). Già fra il 1853 e il 1854, nel corso della polemica fra i seguaci di Weitling e Marx, appare la qualifica di “marxiano” (‘Marxianer’), che designa Marx e “i suoi ciechi seguaci” che rappresentano in Germania la “kritische ökonomische Richtung” (2). La parola “marxiano” si diffonderà un decennio dopo, contrapposta a “lassalliano” (3). Nella I Internazionale, Bakunin e i suoi seguaci useranno, nella loro aspra lotta contro Marx e il Consiglio generale, l’attributo “marxidi” (4), e l’espressione allora corrente di “marxiani” (sinonimo di “dinastia di marxidi”, “legge di Marx”, “comunismo autoritario”), nonché il nuovo termine onomastico “marxisti” serviranno più ad accusare Marx e i suoi partigiani che a definire le sue idee. (…) Proprio all’indomani della scissione verificatasi al Congresso dell’Aia dell’Ail, l’etichetta “marxista” comincia a diffondersi. Il suo significato è peraltro alquanto diverso da quello attribuitogli da Bakunin. Il termine designa la frazione rimasta fedele al Consiglio generale ed è usato in contrapposizione a “alleanzista” o “bakuninista”. Ma ancora è soltanto uno dei numerosi appellativi compresi in un arsenale più vasto degli internazionalisti. (…) A partire dagli anni ’80 i termini “marxisti” e “marxismo” entrano nel vocabolario socialista internazionale in accezioni diverse. Anzitutto servono come identificazione e demarcazione, e molteplici sono le ragioni dei rapidi cambiamenti intervenuti nel loro impiego. In primo luogo vanno tenute presenti le modificazioni che stanno verificandosi nella terminologia socialista, in particolare nell’autodesignazione delle sue correnti, nella loro volontà di distinguersi dalle altre correnti socialiste rivali. Ricordiamo a tale proposito che ai tempi della I Internazionale tre termini definiscono le tre tendenze principali, i loro obiettivi e i loro metodi: il primo, il comunismo, è riferito a Marx (ma è rivendicato anche dai blanquisti); il secondo collettivismo, indica Bakunin e la sua tendenza, e infine il termine di socialismo viene applicato alle tendenze moderate, dalle caratteristiche piccolo-borghesi. Ora, queste tre denominazioni tendono a scomparire o a modificarsi già all’indomani dello scioglimento dell’Ail. Il sostantivo socialdemocratico è destinato a sostituire quello di comunista (5), e indica gli orientamenti e i partiti che si collocano sul terreno della lotta di classe e della lotta politica. Nonostante le resistenze di Marx e di Engels, farà fortuna (6). (…) Nel Consiglio generale, osserva Kautsky, “l’orientamento particolare di Marx era presente con grande parsimonia”. Solo grazie alla sua supremazia intellettuale e alla sua “arte di maneggiare gli uomini”, Marx riesce a portare l’Ail sulle sue linee strategiche (7). Sarebbe errato confondere la statura di Marx, che domina le istanze dell’Ail, e la forza e di ripercussione delle sue idee teoriche nell’ambito ideologico del movimento operaio del tempo. L’autorità personale di Marx negli ambienti socialisti è enorme. Gode di una notorietà straordinaria non solo ai vertici dell’Internazionale, ma anche fra i militanti. Le sue doti scientifiche, e soprattutto la qualità della sua opera economica  sono riconosciute persino dai suoi più decisi avversari. Bakunin arriva a dichiarare che Marx è “il sostegno più sicuro, più influente e più saggio del socialismo, una delle più solide dighe contro la penetrazione degli orientamenti e delle aspirazioni borghesi di ogni tipo” (8). E riconosce: “Marx è il primo scienziato economista e socialista del nostro tempo” (9). Anche nella stampa tedesca l’autore del ‘Capitale’ è definito “il maggiore economista vivente, il dottor Karl Marx, maestro di Lassalle” (10). La pubblicazione del primo volume del ‘Capitale’ nel 1867 consolidò la fama di Marx che superò l’ambito degli ambienti socialisti. (…) La paternità delle nozioni di “marxista” e di “marxismo” nel senso assunto dal nostro vocabolario risale a Kautsky. Se sotto la penna di tedeschi suoi contemporanei e dei collaboratori di Engels queste espressioni sono spesso ancora fortuite, Kautsky le usa fin dal 1882 in modo cosciente e sistematico, entro un contesto ben definito e con un significato ideologico e politico che non ha niente a che vedere con il mimetismo o la contaminazione del linguaggio. Il contesto è la pubblicazione, a partire dal 1883, della rivista teorica “Neue Zeit”, che Kautsky andava preparando da un anno con l’aiuto di Heinrich Braun: “Nel momento di maggiore sconforto, nell’estate del 1882 [al tempo delle leggi eccezionali antisocialiste], ardii proporre all’editore Dietz di fondare una rivista mensile. Mi ero appena liberato dal socialismo eclettico, allora generalmente diffuso, un miscuglio di elementi lassalliani, rodbertussiani , langhiani, dühringhiani con elementi marxiani, per diventare un marxista conseguente, unito a Bernstein con coi collaboravo dal gennaio 1880. Appunto alla diffusione di questa nuova presa di coscienza volevamo dedicare tutti i nostri sforzi” (11). A varie riprese Kautsky sottolinea che la “Neue Zeit”, divenuta settimanale un decennio dopo la sua fondazione, era stata, fin dalle sue origini, “redatta come organo marxista”, e si era data il compito di elevare il basso livello teorico della socialdemocrazia tedesca, disgregando il socialismo eclettico e facendo trionfare il programma marxista (12). L’ambizione di Kautsky non si limitava solo alla Germania. Due anni dopo l’inizio delle pubblicazioni scriveva a Engels: “Forse i miei sforzi volti a fare della “Neue Zeit” il punto di raccolta della scuola marxista saranno coronati da successo. Vado acquisendo la collaborazione di tante forze marxiste, quanto mi sbarazzo di eclettici e di rodbertusiani” (13). Fin dal 1882, dunque, Kautsky e poi piccolo gruppo intorno a lui fanno uso corrente, nella loro corrispondenza e in seguito nella rivista, dei nuovi termini” [Georges Haupt, Marx e il marxismo. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1978] (pag 292-306) [(1) Cfr. Rubel, ‘La charte de la Première Internationale’, in ‘Marx critique du marxisme. Essais’, Paris, 1974, p. 26, nota 2; (2) Cfr. ‘Republik der Arbeiter, Centralblatt der Propaganda für die Verbrüderung der Arbeiter’, in “New York”, v., n. 14, 1° aprile 1854; (3) Si veda E. Ragionieri, ‘Il marxismo e l’Internazionale’, Roma, 1968, p. 17, nota 34; (4) Ma non solo i partigiani di Bakunin: nel 1869 A. Herzen parla a sua volta di “marxidi”, Cfr. A.I. Gergen, Sobranie socinenija, vol. 30, Moskva, 1966; (5) Una delle ragioni per cui il termine “comunismo” è respinto a favore di quello di “socialdemocrazia” può essere spiegato con ciò che César De Paepe dice nel suo rapporto al Congresso di Bruxelles dell’Ail [‘Internazionale antiautoritaria’, ndr] del 1874: “La parola comunismo ha avuto la singolare fortuna di essere respinta dai socialisti come una calunnia, di essere vista dagli economisti come la maggiore delle utopie, di essere finalmente, agli occhi della borghesia, una teoria che consacra il furto e la promiscuità permanente e insomma la peggiore delle posti” (‘Compte rendu du Congrès de Bruxelles, 1874, Fédéraliste, cit. p. 323). De Paepe, per parte sua, protesta contro questo rifiuto del termine, che a suo parere ha un significato preciso e “rappresenta un’idea realmente scientifica”; (6) Rappoport ricordava spesso: “Tengo dalla stessa bocca di Engels […] che Marx e lui stesso non hanno accettato il termine socialdemocratico se non loro malgrado, per una specie di compromesso con la realtà; ma che la definizione preferita delle loro idee fondamentali era comunismo”; (7) Cfr. le sue memorie ‘Aus der Frühzeit des Marxismus’, pubblicate come introduzione a Engels, ‘Briefwechsel mit K. Kautsky’ cit., p. 26; (8) Lettera a Herzen del 29 ottobre 1869, in M. Baku
nin, ‘Sozial politische Briefwechsel mit Alexander Herzen und Ogarëv, Stuttgart 1895, pp. 174-77; (9) Lettera a Ludovico Nabuzzi del 23 gennaio 1872, in ‘Archives Bakounine’, vol. I, parte II: ‘Michel Bakounine et l’Italie’, Leiden, 1966, pp. 199-207; (10) Mew, vol, 32; (11) K. Kautsky ‘Zum 70. Geburstag Heinrich Dietz’, in “Neue Zeit”, XXXII, 1914, pp. 1-8; (12) Queste affermazioni sono sottoposte ad analisi critica da Ragionieri (‘Il marxismo e l’Internazionale’, cit., pp. 57.58, 65 e 81), che espone quali furono il profilo, l’orientamento e gli obiettivi della “Neue Zeit”. La pubblicazione della “Neue Zeit” fu giudicata dai contemporanei una “svolta nella storia teorica della socialidemocrazia tedesca”; (13) Lettera di Kautsky a Engels del 9 gennaio 1885, in Engels, ‘Briefwechsel mit K. Kautsky’, cit., p. 163]