“Tra coloro che confutavano le critiche della Luxemburg a Marx figurava anche Otto Bauer (12), di cui Lenin condivise le posizioni al riguardo (13). Bauer cercò di dimostrare, introducendovi delle modifiche, che gli schemi di riproduzione elaborati da Marx forniscono effettivamente la prova della mancanza di limiti al processo di accumulazione capitalistica. Gli schemi di Otto Bauer vennero poi ripresi da Henryk Grossmann (14) per rivelare che essi forniscono il risultato esattamente contrario a quello trattone dal loro autore: estendendone la durata ad un arco di tempo più lungo, infatti, la continuazione del processo di accumulazione sulla base degli assunti di Bauer diviene impossibile. Bauer in pratica non aveva fatto altro che confortare le tesi della Luxemburg secondo la quale esistono limiti oggettivi al processo di espansione capitalistica: se le argomentazioni da lei portate a sostegno di questa posizione erano da considerarsi erronee, nondimeno corretta era la conclusione che il capitalismo non può durare indefinitamente. Ancora una volta il dibattito si svolgeva in termini puramente economici e ancora una volta si guadagnava il netto rifiuto di Pannekoek. Benché dimostrasse che il processo di accumulazione secondo la tesi di Otto Bauer può soltanto portare alla sua fine, l’interpretazione data da Grossmann della teoria marxiana come teoria del collasso capitalistico non si basa sugli schemi di riproduzione di Marx ma sul concetto della caduta tendenziale del saggio di profitto nel corso dell’accumulazione capitalistica. E’ una teoria, la sua, che non si riferisce alla sfera della circolazione e della realizzazione del profitto – che è quella di cui si occupano gli schemi marxiani -, ma al capitale complessivo, a prescindere dalla sua distribuzione e nell’ambito della sfera della produzione considerata isolatamente dal processo di circolazione. Sebbene non sia in realtà possibile scindere il processo di produzione da quello di circolazione, un’analisi separata del primo consente tuttavia di giungere alla conclusione che, a prescindere da tutte le difficoltà che incontra nella circolazione, l’accumulazione capitalistica eleva nello stesso processo di produzione una barriera al proprio sviluppo. La contraddizione fondamentale del capitalismo non si trova infatti nella sfera della circolazione ma nella divaricazione che sorge tra l’accumulazione capitalistica e la possibilità di sfruttamento di un numero di lavoratori relativamente decrescente, tale divaricazione si esprime nel declino del saggio medio di profitto. Nelle obiezioni di Grossmann, Pannekoek non confutava tanto la sua esposizione della teoria marxiana dell’accumulazione, quanto l’impressione che essa di fatto servisse a sostenere la tesi della inevitabilità del crollo automatico del sistema capitalistico (15). Così come già si era opposto alla Luxemburg su questo punto, egli respinse la tesi di Grossmann riguardo ai limiti oggettivi del capitalismo. Grossmann dimostrava che anche in base alle tesi di Bauer, il sistema capitalistico non può che andare incontro al collasso, nel senso che le condizioni sociali da esso create portano ad una intensificazione della lotta di classe ed al rovesciamento rivoluzionario del capitalismo. Ebbene, in questa dimostrazione Pannekoek scorgeva ancora una volta una violazione dell’inestricabile interrelazione esistente tra condizioni oggettive e condizioni soggettive nella concezione materialistica della storia. Secondo il pensatore olandese, nella tesi di Grossmann il proletariato si limita a reagire a forze economiche che stanno al di là del suo controllo invece di costituire esso stesso una forza rivoluzionaria che è parte integrante della determinazione dei fatti economici. (…) Secondo Pannekoek, il crollo del capitalismo non è un processo “automatico” ma dipende dalla volontà della classe operaia, per quanto tale volontà sorga a sua volta dallo stesso sviluppo economico. Ma parlare di “crisi finale” del capitalismo tradiva, secondo il rivoluzionario olandese, una mentalità meccanicistica borghese incapace di concepire la fine del capitalismo se non come un evento extra-umano” [Paul Mattick, La prospettiva della rivoluzione mondiale di Anton Pannekoek, in ‘Annali’ Feltrinelli anno 1973, Milano 1974] [(12) Otto Bauer, Die Akkumulation des Kapitals, in ‘Die Zeit’, 7-14 marzo 1913; (13) Nella voce ‘Karl Marx’ scritta per l’enciclopedia russa Granat, pubblicata nel 1915 (trad. it. Karl Marx, in V.I. Lenin, Opere complete, vol. XXI, Roma, 1966, pp. 37-79; (14) Henryk Grossmann, Das Akkumulations und Zusammenbruchsgesetz der Kapitalistichen Systems, Leipzig 1929; (15) Anton Pannekoek, Die Zusammenbruchstheorie des Kapitalismus, in ‘Räterkorrespondenz’, Amsterdam, giugno 1934, n. 1]