“In un noto luogo della prefazione alla seconda edizione (1873) di ‘Das Kapital’ (1), il Marx definisce il suo rapporto con la filosofia hegeliana, affermando che il metodo suo dialettico “non solo è diverso ma direttamente opposto a quello dello Hegel, perché per lo Hegel il processo del pensiero, che col nome d’Idea egli perfino tramuta in un soggetto indipendente, è il demiurgo della realtà, la quale ne forma solo l’apparenza esterna”; laddove per lui “l’ideale non è altro che la materia trasportata e tradotta nella testa dell’uomo”. Concede, per altro, che “questo misticizzamento, che soffre nelle mani dello Hegel, non toglie punto che egli per primo abbia esposto in modo comprensivo e consapevole le generali forme in cui la dialettica si muove”. Lo Hegel – soggiunge – la pose “sulla testa”, e si deve “capovolgerla per scoprirne il nocciolo razionale nell’involucro mistico”” [Benedetto Croce, L’ortodossia hegeliana del Marx] [(in) B. Croce, Filosofia e storiografia. Saggi, 1949] [(1) V. ediz. quarta, a cura dell’Engels (Hamburg, 1890), I, pagine XVII-XVIII]