“(…) la caduta della certezza che la primavera del 1917 era parsa verificare, sollecita Gramsci, ormai prigioniero del fascismo, a ricercare le fondamenta storiche e teoretiche di quel varco che Lenin aveva aperto nella storia e che gli eventi successivi sembravano aver richiuso. (…) Un precedente, con le necessarie cautele, è rintracciabile nel volume di Nikolaj Bucharin, del 1921, ‘La teoria del materialismo storico’, che “si presenta agli operai come una vera e propria enciclopedia” (34), “‘un libro di testo’ scritto per essere usato, come tale, nell”istruzione di massa” (35). Ma per il rivoluzionario sovietico, scrive Mastroianni nella ‘Presentazione’ della nuova edizione del ‘Testo popolare della sociologia marxista’, curata dallo stesso studioso catanzarese, si “tratta di ripensare la concezione marxista, in modo da fronteggiare la situazione inaudita senza le rinunce tacite di prospettiva – e gli scivolamenti avventurosi nell’empirismo – puntualmente nascosti nelle professioni più sperticate dell’ortodossia” (36). La “società è un insieme reale, (…). Gli uomini i gruppi che la costituiscono, intrattengono rapporti in primo luogo di lavoro, e niente sarebbero fuori dalla società degli individui. Lo scopo è di trarre dall’ambiente naturale coi mezzi più opportuni ciò che serve alla sopravvivenza. La storia umana è al limite una cosa sola con la storia della tecnologia, della resistenza che oppone la natura all’inventiva sociale, e viceversa (…). Il nesso che stringe e caratterizza nei secoli la struttura economica e la sovrastruttura politica e culturale, fino alla morale, alla scienza, alla religione e alla filosofia, si configura funzionalmente, contro ogni interessata pretesa di autonomia: il Gramsci dei ‘Quaderni’ non temerà di portare a compimento questo ‘blocco storico’, di staccarlo a tal punto dai “sostegni eterogenei” del “materialismo” e dell’idealismo, da non ricordarsi più della sua fonte, e parlare piuttosto di Sorel” (37). Così per il rivoluzionario sovietico, “la società umana è cosa assai complessa; assai complessi e multiformi sono anche i fenomeni sociali. Ci sono i fenomeni dell’economia, del regime economico della società e la sua organizzazione statale, e il campo della morale, della religione, dell’arte, della scienza, della filosofia e il campo dei rapporti familiari, etc. Tutto questo si intreccia fittamente in combinazioni assai singolari e forma la corrente della vita sociale” (38). Una realtà “in continuo movimento”, da cui discende “la necessità di considerare i fenomeni ‘nella loro reciproca connessione, e non in assoluta singolarità'”. L’insieme delle parti costituenti la realtà “sono legate l’una con l’altra, e tutte si influenzano l’una con l’altra”, “‘non c’è niente che stia per sé’, indipendentemente da quello che è fuori di esso. In altre parole non c’è niente al mondo di assolutamente ‘isolato'”. Il “modo dialettico di considerare tutto l’esistente richiede la considerazione di tutti i fenomeni, in primo luogo nella loro inseparabile connessione, in secondo luogo nel loro movimento” (39)” [Vincenzo Orsomarso, ‘Tra Lenin, Bucharin e Ricardo (Sulla “ripresa gramsciana”)’, (in) ‘Slavia’, Rivista trimestrale di cultura, n° 1, gennaio marzo 2013] (pag 99-100) [(34) G. Mastroianni, ‘Presentazione’, a N.I. Bucharin, La teoria del materialismo storico. Testo popolare della sociologia marxista, a cura di G. Mastroianni, Milano, Unicopli, 1983, pp. 13-14; (35) N. Siciliani de Cumis, ‘Anche Bucharin scrisse un libro di testo’, in ID., Italia-Urss/Russia-Italia. Tra culturologia ed educazione 1984-2001, con la collaborazione di V. Cannas, E. Midolla, V. Orsomarso, D. Scalzo, T. Tomasetti, Quaderni di Slavia/1, Roma, 2001, p. 23. E’ utile ricordare che Siciliani, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, ha dato continuità all’interesse per gli aspetti pedagogici del testo sopra citato (…); (36) G. Mastroianni, ‘Presentazione’, a N.I. Bucharin, La teoria del materialismo storico. Testo popolare della sociologia marxista, cit. p. 14. Si tratta della prima versione italiana fatta direttamente dall’originale, e sulla base dei necessari confronti con le traduzioni in altre lingue europee; la traduzione “è stata redatta (…) sulla base dell’edizione definitiva del ‘Testo’ buchariniano (cfr. N. Bucharin, Teorija istoriceskogo materializma (…), Moskva, 1925)” (N. Siciliani de Cumis, op. cit. 23n). “Gli inconvenienti della mancanza di una traduzione dal russo della ‘Teoria del materialismo storico (…), non dipendono solo dall’inevitabile moltiplicazione degli ‘errata’ (…) nel passaggio diretto da una una lingua all’altra dal quale è uscito il testo a cura di A. Bonazzi presentato da V. Gerratana [N. I. Bucharin, ‘Teoria del materialismo storico’, a cura di A. Bonazzi, Firenze, Nuova Italia, 1977]. La traduzione francese su cui in questo caso si è lavorato risale per di più al 1927, quando veniva per tante ragioni naturale pensare senz’altro alla formazione dei militanti. L’adesione che ne è seguita neppure consapevolmente, agli interventi non di rado crudeli sul lessico, sulla sintassi, sui dispositivi delle note, provocati appunto da quel lontano proposito di trasferire l’efficacia didattica dell’opera da Mosca a Parigi, non si giustifica in tutt’altre condizioni, è anzi in contrasto con l’esigenza divenuta acutissima di ristabilire con la lettera il proprio senso dei documenti della storia del marxismo (e nella specie di smetterla a tutti gli effetti con la registrazione acritica e unilaterale della lettura del meccanicismo buchariniano impostata da A. Gramsci nei ‘Quaderni del carcere’)”. (G. Mastroianni, Per una nuova traduzione del manuale di Bucharin’, in “Bollettino del Dipartimento di Filosofia”, Università degli Studi della Calabria, Cosenza, Edizioni Brenner, 1979/80, n.2, p.71); (37) Ivi, p. 16; (38) N.I. Bucharin, ‘La teoria del materialismo storico. Testo popolare della sociologia marxista, cit., p. 31; (39) Ivi, pp. 88-89] [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]