“Mettere a fuoco la problematica storiografica sulla formazione della classe operaia significa risalire alla comparsa stessa – nella cultura europea del XIX secolo  – del concetto di “storia della classe operaia”, cioè a Friedrich Engels e a quel grande esempio di storia sociale che è ‘La situazione della classe operaia in Inghilterra’, pubblicata a Lipsia nel 1845. Scritta da Engels all’età di ventiquattro anni, quest’opera riflette del giovane autore il sentimento fresco e immediato di entusiasmo e di adesione alla classe operaia, e insieme di maturità intellettuale, l’originale rielaborazione degli studi compiuti nel campo dell’economia politica e del pensiero di Adam Smith. E’ proprio a Smith, ed all’elaborazione che a lui si deve di un concetto moderno di classe operaia, che è necessario guardare se si vuole comprendere tutta la novità dell’impostazione di Engels. (…) Se ad Adam Smith dobbiamo la prima elaborazione in senso moderno della nozione di classe operaia come insieme di lavoratori salariati, è in Engels che troviamo la storicizzazione di tale concetto. Nella ‘Situazione della classe operaia in Inghilterra’ egli indicò nella scoperta e diffusione delle macchine il punto di inizio di un processo storico nuovo, la “rivoluzione industriale”, e l’atto di nascita di una classe sociale nuova rispetto al mondo del lavoro precedente, la classe operaia (…). L’espressione “rivoluzione industriale” riceveva il suo significato dall’analogia con la rivoluzione che si era svolta in Francia: politica quest’ultima, “industriale” cioè economica la prima, ma destinata – secondo Engels – ad avere un esito non meno rivoluzionario sul piano sociale. “Come in Francia fu la politica, in Inghilterra fu la rivoluzione industriale e il movimento della società borghese in generale a trascinare nel vortice della storia le ultime classi ancora del tutto indifferenti agli interessi generali dell’umanità”, affermava Engels (p.33), commentando la fine, ad opera delle macchine, di quel mondo di contadini-tessitori che la letteratura del tempo dipingeva a tinte idilliache. Ma era solo nell’epilogo che il contrappunto tra rivoluzione politica in Francia e rivoluzione “industriale” in Inghilterra si dispiegava solenne in tutto il suo significato, ad annunciare come non lontana, in Inghilterra, “una rivoluzione a paragone della quale la prima rivoluzione francese e il 1794 saranno un gioco da fanciulli” (p. 47). L’idea di “rivoluzione industriale” introdotta allora da Engels, ed alla quale egli associava l’idea di una nascita della classe operaia, aveva dunque un significato che non era solo economico ma economico e politico al tempo stesso, evocava il carattere oggettivamente rivoluzionario delle trasformazioni economiche che si erano prodotte, come le nuove trasformazioni che erano destinate a prodursi per effetto di un rovesciamento dei rapporti sociali da parte della classe operaia. Engels, in verità, era lontano dal credere che la “rivoluzione industriale” fosse, nella stessa Inghilterra, conclusa. Qui era anche la genialità della sua analisi (…)” [Simonetta Ortaggi, Introduzione’ a ‘La formazione della classe operaia’, 2013]