“Nella ‘Rheinische Zeitung’ dell’ottobre 1842 Marx risponde ad un’accusa dell”Allgemeine Zeitung’ di Augusta secondo cui lo scritto di Marx (di cui egli era redattore) propagandava il comunismo, Marx difese gli articoli comunisti di Moses Hess ed i servizi sul Congresso di Strasburgo dei comunisti di Weitling, mediante un’analisi di classe dello stesso giornale di Augusta. Combinata con questo punto di partenza di classe, c’è l’idea dell’unità fra teoria e pratica. Nello stesso tempo egli presta grande attenzione alla teoria e alle idee. Dicendo che Proudhon e le sue opere possono essere criticate “solo dopo un lungo studio” (12), aggiunge: “Noi abbiamo la ferma convinzione che non il tentativo di sperimentare in pratica le idee comuniste, ma la loro elaborazione teorica formi il vero e proprio pericolo, perché agli esperimenti pratici, sia pure esperimenti di massa, si può sempre rispondere col cannone non appena diventino pericolosi, ma le idee che la nostra intelligenza ha acquisito vittoriosamente, che il nostro animo ha conquistato, alle quali l’intelletto ha forgiato la nostra coscienza [conoscenza], sono vincoli dai quali non ci si strappa senza lacerarsi [strapparsi] il cuore, sono demoni che l’uomo può vincere soltanto sottomettendosi ad essi (13)”. Questo concetto dell’indistruttibilità dell’idea rivoluzionaria ha giocato un ruolo importante in molti movimenti di liberazione nelle colonie (…)” [Hosea Jaffe, Marx e il colonialismo, 1977] [(12) Karl Marx, Scritti politici giovanili, a cura di Luigi Firpo, Torino, 1950, p. 174; (13) K. Marx, ibid., p. 174]