“Nei primi mesi del 1842 Karl Marx scrisse un articolo sulla nuova censura prussiana, in cui lo vediamo per la prima volta in tutto il suo splendore: qui la logica implacabile e l’arguzia caustica sono rivolte in pieno contro quelli che dovevano essere per tutta la vita i nemici di Marx: coloro che negavano all’umanità i diritti umani. E’ ben vero che il censore stesso riuscì a impedire la pubblicazione dell’articolo in Germania, e che l’articolo fu stampato soltanto un anno dopo in Svizzera, ma ormai era risuonata quella nota nuova che, per quanto venisse soffocata o ignorata per molto tempo, doveva gradatamente penetrare col suo tenace timbro metallico attraverso tutti i tessuti d’idee dell’Occidente. Ora Marx comincia a scrivere per la “Rheinische Zeitung”, giornale liberale pubblicato a Colonia, centro della Renania industrializzata, con l’appoggio dei ricchi fabbricanti e commercianti, che avevano trovato un ostacolo tanto per le loro idee quanto per le loro ferrovie nella vecchia società cattolica. Era un giornale compilato dalla giovane “intellighèntzija”, e, nell’ottobre del 1842 Karl Marx ne divenne redattore capo. Lavorando per la “Rheinische Zeitung”, Marx si trovò per la prima volta di fronte a problemi per i quali, come diceva, Hegel non gli aveva fornito alcuna soluzione. Nel commentare i lavori della Dieta renana, riunita da Federico Guglielmo IV, egli aveva dovuto occuparsi del dibattito relativo al decreto che prevedeva la punizione contro chi raccoglieva legna nei boschi, e gli era apparso evidente che il nuovo Governo tentava di privare i contadini anche di quei piccoli privilegi collettivi che erano rimasti loro dal Medioevo. Con un primo dardo di quell’ironia contro i “feticismi” che più tardi doveva formare la nota dominante delle sue opere, egli osservava che si erano riconosciuti agli alberi certi diritti cui venivano sacrificati i diritti del popolo; attraverso argomenti di una sottigliezza semi-scolastica, Marx dimostrava come un’amministrazione che non facesse alcuna distinzione tra la raccolta della legna e il furto comune quali reati contro la proprietà privata invitava praticamente le persone così ingiustamente perseguite a ignorare la distinzione tra il reato contro la proprietà costituito dal furto comune e il reato contro la proprietà di chi possedeva un gran cumulo di beni ed impediva ad altri di avere anche una piccola parte di quei beni. L’argomento sfocia in un passo di eloquenza esilarante in cui Marx, allora ventiquattrenne, dichiara che il codice del mondo feudale non ha rapporto con la giustizia umana in genere, ma si è perpetuato da un’epoca in cui gli uomini erano essenzialmente animali, e garantisce semplicemente il loro diritto di divorarsi l’un l’altro; eccetto che, almeno tra le api, sono le operaie che uccidono i fuchi e non i fuchi che uccidono le operaie. Più tardi il pubblico cominciò a scrivere al giornale sulla miseria dei coltivatori di vigne della Mosella. Marx svolse indagini, constatò che le condizioni di quella gente erano davvero pessime e iniziò una controversia col governatore della Provincia renana. Frattanto erano sorte polemiche tra al “Rheinische Zeitung” e i giornali conservatori, i quali l’accusavano di tendenze comuniste. Marx sapeva ben poco sul comunismo, ma decise di studiare immediatamente l’argomento. La “Rhenische Zeitung”, sotto la direzione di Marx, durò cinque mesi. Fu soppressa dietro istanza dell’ambasciatore in Russia, per aver criticato il governo dello zar” [Edmund Wilson, Fino alla stazione Finlandia. Interpreti e artefici della storia (Biografia di un’ idea), 1960]
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- Articolo pubblicato:19 Febbraio 2014