“Queste proposizioni lasciano aperti molti problemi, ma non c’è in esse alcuna “metafisica del lavoro”; molto poca ce n’è anche in Lenin che, nel 1902, affermava perentoriamente: “La classe operaia con le sue sole forze è in grado di elaborare soltanto una coscienza tradunionista” (1). Anche questo ha implicazioni assai notevoli per la strategia politica marxista. Ma giunti a questo punto, un esame attento dei risultati raggiunti dal capitalismo e dalla crescita della classe operaia, suggerisce che l’attesa di un forte sviluppo nella classe operaia (nonché in altri settori del “lavoratore complessivo”) di una volontà di radicali cambiamenti è tutt’altro che irragionevole e “metafisica”. Né Marx né alcuna altra figura del marxismo classico si illuse mai riguardo agli ostacoli che la classe operaia avrebbe dovuto superare per raggiungere la coscienza di classe, e sulle difficoltà che avrebbe incontrato nel diradare la nebbia di ciò che Gramsci chiamava “il senso comune” di una data epoca. Essi sapevano bene, come affermò Marx nel ’18 brumaio di Luigi Bonaparte ‘ (1852) che la tradizione “pesa come un incubo sul cervello dei viventi” (2), e che coloro che hanno interesse a mantenere e rafforzare il peso di quest’incubo, avrebbero fatto enormi sforzi in questa direzione” [Ralph Miliband, Marxismo e democrazia borghese, 1978] [(1) V.I. Lenin, Che fare?, cit, p. 63; (2) K. Marx, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, cit, p. 44] [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]