“L’immensa, incomparabile superiorità di Engels è che, comprendendo il carattere particolare della guerra, con la sua tecnica, la sua struttura, i suoi metodi, le sue tradizioni e i suoi pregiudizi, egli è nello stesso tempo un grande conoscitore di quella politica alla quale la guerra è, in fin dei conti, subordinata. Inutile dire che questa enorme superiorità non ha impedito a Engels di sbagliare nei suoi giudizi e nelle concrete previsioni sulla guerra. Al tempo della guerra di Secessione, Engels aveva sopravvalutato il vantaggio puramente militare dei sudisti nella prima fase della guerra e si aspettava la loro vittoria. Nella guerra austro-prussiana del 1866, poco tempo prima della battaglia decisiva di Königgraetz, che assicurò l’egemonia prussiana, Engels prevedeva dei problemi all’interno della Landwehr prussiana. E nella cronaca del conflitto franco-prussiano è possibile, verosimilmente, riscontrare una serie di errori di dettaglio, sebbene in questo caso i pronostici di Engels si siano rivelati incomparabilmente più giusti che negli esempi citati prima. Solo persone molto ingenue possono credere che la grandezza di Marx, di Engels o di Lenin consista nell’automatica infallibilità di tutti i loro giudizi. No, anch’essi si sono sbagliati. Ma nei loro giudizi su problemi assai importanti e complessi si sono sbagliati meno di altri. Ecco in che cosa consiste la grandezza del loro pensiero. E altresì nel fatto che i loro errori, se si riflette seriamente sulle loro motivazioni, appaiono spesso più dotati di senso e più ricchi di insegnamenti delle verità di coloro che, per caso o no, in questa o in quella occasione, sembrano aver avuto ragione contro di loro. Astrazioni del genere che “ad ogni classe corrispondono una tattica e una strategia” non trovano naturalmente sostegno presso Engels. Egli sa molto bene che alla base dell’organizzazione militare e bellica si trova il livello di sviluppo delle forze produttive e non la pura volontà di classe. Beninteso, è possibile dire che il mondo feudale ha posseduto la propria tattica ed anzi una serie di tattiche, il mondo borghese la propria, comunque in mutamento, e che, indubbiamente, il socialismo finirà per creare una nuova tattica militare, se viene chiamato a sussistere per molto tempo accanto al capitalismo. In una forma così generale, ciò è vero, dato che il livello delle forze produttive della società capitalista è superiore a quello della società feudale e sarà, col tempo, ancora più elevato nella società socialista. Tuttavia, non ne deriva in alcun caso che il proletariato, pervenuto al potere poggiando su di un livello estremamente basso delle forze produttive, possa dall’oggi al domani dare vita ad una tattica che, per principio, debba corrispondere alle forze produttive più elevate di una futura società socialista” [Leon Trotsky, Prefazione alle “Note sulla guerra del 1870-71” di Friedrich Engels] [in Leon Trotsky, a cura di Fabrizio Battistelli, ‘Come si arma la rivoluzione. Scritti militari, 1921-1924’, 1977]
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- Articolo pubblicato:19 Novembre 2012