“Non è vero che Marx identifichi la scienza con la logica del capitale, né che identifichi la scienza con le “macchine” di cui il capitale si serve. Nel linguaggio di Marx, solo “l’impiego (‘Anwendung’) tecnologico della scienza” (81) ricade interamente entro il piano della dinamica delle forze produttive e diviene quindi, a un certo punto, appannaggio esclusivo del capitale. Altrove Marx parla di “applicazione (‘Anwendung’) tecnologica delle scienze naturali” (82), e di “applicazione della scienza alla produzione” (83), mentre l'”invenzione”, e non la ‘scoperta’, egli tratta alla stregua di una “attività economica” (84). Ma c’è di più: per Marx, l'”‘accumulazione’ della scienza e dell’abilità… ‘si presenta (erscheint) ‘perciò come’ proprietà del capitale” (85) e la stessa scienza “‘si presenta’, nelle macchine, come una scienza altrui, esterna all’operaio” (86). E ancora: “la trasformazione del processo lavorativo semplice in un processo scientifico che sottomette le forze naturali… si presenta come carattere proprio del ‘capitale fisso’ di fronte al lavoro vivo…” (87); e così via. Che le stesse macchine (e, a maggior ragione, la scienza) non si identifichino col capitale è detto peraltro esplicitamente in questi termini: “Ma se il capitale giunge a darsi la sua figura adeguata come valore d’uso all’interno del processo di produzione soltanto nelle macchine…, ciò non significa affatto che questo valore d’uso – le macchine in se stesse – sia capitale, o che il loro esistere come macchine si identifichi col loro esistere come capitale…Le macchine non perderebbero il loro valore d’uso quando cessassero di essere capitale” (88). Se queste cautele di Marx hanno un significato e un valore più generali, allora, anche quando Marx tratta della scienza come di una “forza immediatamente produttiva”, è necessario intendere questa, ed altre consimili, come espressioni ellittiche nelle quali è sempre sottinteso che l”applicazione’ della scienza diviene una “forza immediatamente produttiva” e che, per effetto di quella applicazione, la stessa scienza ‘si presenta come’ una “forza immediatamente produttiva”: una precisazione, questa, non priva di implicazioni pratiche (ad es. nel campo politico-sociale), se è vero che dal concetto di una scienza come “forza immediatamente produttiva” talvolta si fa discendere il corollario di una condizione operaia acquisita incondizionatamente, ormai, dai lavoratori della scienza: non solo dai tecnici, ma dai ricercatori e dagli stessi studenti” [Giuseppe Prestipino, L'”antropologia” di Engels e la tematica filosofica dei ‘Grundrisse’] [(in) Critica marxista, anno 8, n° 5 settembre-ottobre 1970] [(82) ‘Lineamenti fondamentali’, v. II, p. 394; (83) Ivi, p. 399: quasi a precisare il precedente e più generico “tutte le scienze sono catturate al servizio del capitale” (ibidem); (84) Ibidem (nell’orignale tedesco cit., p. 519 “Die Erfindung wird dann ein Geschäft”); (85) Ivi p. 392; (86) Ivi p. 393; (87) Ivi p. 395; (88) Ivi, p. 394. E K. Marx, Il Capitale: Libro I capitolo VI inedito cit, p. 57 (sulla “applicazione” della scienza); p. 89: la scienza “come prodotto intellettuale generale dell’evoluzione sociale ‘appare’ essa stessa come direttamente incorporata al capitale (e la sua ‘applicazione’ in quanto scienza al processo di produzione materiale ‘appare’ come distinta dal sapere e dalle capacità del singolo operaio)” (il corsivo è nostro). E cfr. a p. 91 (le forze naturali e la scienza “‘appaiono’ – dovunque entrino nel processo lavorativo – come ‘incorporate’ al capitale. … La scienza realizzata appare di fronte agli opera come ‘capitale’. In realtà, al cospetto del lavoro tutta questa applicazione – fondata sul ‘lavoro associato’ – della scienza, delle forze della natura e dei prodotti del lavoro in grandi masse non appare se non come ‘mezzo di sfruttamento del lavoro’, come mezzo per appropriarsi pluslavoro, e quindi come ‘forza’ appartenente in sé al capitale”)]
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- Articolo pubblicato:6 Dicembre 2013