“E infine, dice Salvemini, non si deve dimenticare che Mazzini ha alcune grandi verità da insegnare alle classi lavoratrici. Prima fra tutte, la teoria del dovere. La teoria dell’utilità e degli interessi materiali è vera, ma non è tutta la verità. Si pensi all’esempio personale di Marx, alla sua “vena potente di abnegazione”. La storia ci insegna che l’etica del dovere può far presa sulle moltitudini proletarie, le quali non sono grette ed egoiste come molti credono. La forza mistica ed eroica dell’anima popolare, “la tendenza a slanciarsi verso la giustizia ignota” spiega i larghi contagi di esaltazioni mistiche e rivoluzionarie. Ecco perché, conclude Salvemini, una “infusione di mazzinianesimo nel socialismo è una vera e propria necessità”. E’ questo, riconosciamolo, un Salvemini piuttosto sconosciuto che vien fuori. Qualche giovane suo ascoltatore, negli anni ’20, dovette pure accorgersene, e trarne incitamento a studiare più a fondo Mazzini e il socialismo: fra gli altri, Nello Rosselli” [Alessando Galante Garrone, Profili del ‘900. Storici, magistrati, militanti, 2006]
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- Articolo pubblicato:11 Ottobre 2013