“Per Marx l’incapacità di Ricardo e di altri economisti classici di concepire il sistema economico altrimenti che in equilibrio, dipende dal fatto che essi considerano la produzione borghese come un modo di produzione in cui non esiste differenza fra compra e vendita (commercio di scambio ‘immediato’); oppure produzione ‘sociale’, cosicché la società, come secondo un piano, ripartirebbe i suoi mezzi di produzione e le sue forze produttive nel grado e nella misura in cui sono necessari al soddisfacimento dei diversi bisogni, in modo tale che ad ogni sfera di produzione tocchi il ‘quanto’ del capitale sociale richiesto per il soddisfacimento del bisogno al quale essa corrisponde [Marx (c), vol. 2, 571]. Ciò non significa che i classici neghino il fenomeno della crisi: essi però ammettono soltanto la ‘possibilità’ delle crisi, il cui manifestarsi appare loro come un semplice ‘caso’ [ibid., 554]. Marx rovescia questa posizione, negando la finzione su cui si regge: ‘non la crisi, bensì l’equilibrio è un caso’, poiché non è vero che i prodotti vengano scambiati contro prodotti, così come invece ritiene l’economia politica e specialmente la scuola del libero scambio. La circolazione delle diverse parti del prodotto annuo non è riducibile a uno scambio di merce contro merce, soprattutto in dipendenza del ruolo che viene ad avere il denaro in un processo che non è del tipo M-D-M bensì del tipo D-M-D’ (dove D’ rappresenta una somma di denaro maggiore di D), e nel quale è presente il capitale costante. Infatti nella produzione capitalistica non si tratta direttamente del valore d’uso, ma del valore di scambio e, specialmente, dell’accrescimento del plusvalore, che è il movente della produzione capitalistica. E’ una bella concezione, osserva Marx, quella che, per abolire le contraddizioni della produzione capitalistica, fa astrazione dalla sua base e la rende una produzione indirizzata al consumo immediato dei produttori [ibid., 536]” [Giorgio Lunghini, Equilibrio] [(in) Dizionario di economia politica, diretto da Giorgio Lunghini, con la collaborazione di Mariano D’Antonio, 14. Equilibrio, Politica economica, 1988]