“Non essendo lo Stato altro che un’istituzione temporanea di cui ci si deve servire nella lotta, durante la rivoluzione, per schiacciare con la forza i propri nemici, parlare di uno “Stato popolare libero” è pura assurdità: finché il proletariato ha ancora ‘bisogno’ dello Stato, ne ha bisogno non nell’interesse della libertà, ma per aver ragione dei suoi avversari, e quando diventerà possibile parlare di libertà, allora lo Stato come tale cesserà di esistere. Noi proporremo quindi di mettere ovunque invece della parola “Stato”, la parola “Gemeinwesen”, una vecchia eccellente parola tedesca, che corrisponde alla parola francese “Comune”. “Eliminazione di ogni disuguaglianza sociale e politica” è anche una frase molto dubbia invece di “soppressione di tutte le differenze di classe”. Tra paese e paese, tra provincia e provincia, persino tra località e località, sussisterà sempre una ‘certa’ disuguaglianza di condizioni di esistenza, che si potrà ridurre ad un minimo, ma non si potrà mai far scomparire del tutto. Gli abitanti delle Alpi avranno sempre condizioni di vita diverse dagli abitanti della pianura. La rappresentazione della società socialista come il regno dell’eguaglianza è una idea francese troppo limitata, derivante dalla massima “libertà, uguaglianza, fratellanza”; è una concezione che era giustificata a suo tempo e a suo luogo come una determinata ‘tappa dello sviluppo’, ma che oggi dovrebbe essere superata come tutte le concezioni troppo ristrette delle vecchie scuole socialiste, perché esse creano soltanto confusione negli animi e sono state rimpiazzate da concezioni più precise e meglio rispondenti alla realtà” [F. Engels, Lettera a A. Bebel del 18-28 marzo 1875] [(in) Karl Marx, Critica al programma socialdemocratico, 1972]