“La Luxemburg rimprovera al Bernstein di aver dichiarato che la legge marxista del valore-lavoro è una semplice astrazione. Secondo il Bernstein, il Marx “ha lo stesso diritto di non considerare le qualità delle merci, se non in quanto esse sono l’incarnazione della quantità del semplice lavoro umano, quanto ne hanno gli economisti della Scuola Böhm-Bawerk-Jevons di fare astrazione di tutte le qualità delle merci, al di là delle loro utilità”. Dunque, commenta la Luxemburg, il lavoro sociale del Marx e l’utilità astratta del Menger sono per il Bernstein esattamente la stessa cosa, cioè una pura astrazione. “Il Bernstein dimentica completamente che l’astrazione del Marx non è un’invenzione, ma una scoperta, che essa non esiste nella testa del Marx, ma nell’economia mercantile, che essa non è un’esistenza immaginaria, ma un’esistenza sociale, reale, tanto reale da poter essere tagliata e martellata, pesata e pagata. Il lavoro astratto, umano, scoperto dal Marx non è altro, in forma esplicita, che il denaro. E’ questa una delle scoperte economiche più geniali del Marx, mentre, in tutta l’economia politica borghese, dal primo dei mercantilisti fino all’ultimo dei classici, l’essenza mistica del denaro era restata un enigma insolubile. “Invece l’utilità astratta dei Böhm-Jevons non è effettivamente altro che una ‘visione dell’intelletto’, o meglio, una rappresentazione di vuoto intellettuale, un’assurdità privata, di cui non si può rendere responsabile né la società capitalistica né alcuna altra società umana, ma unicamente la stessa economia comune borghese. Con quest ‘visione dell’intelletto’ il Bernstein, il Böhm-Bawerck e il Jevons possono, con tutta la consorteria dei soggettivisti, restare, per altri vent’anni fermi davanti al mistero del denaro, senza arrivare a una soluzione diversa da quella a cui qualunque calzolaio è già arrivato senza di loro, e cioè che il denaro è ugualmente una cosa ‘utile'” (R. Luxemburg, ‘Réforme ou Révolution?’, trad. franc., Paris, 1932, pp. 55-57)” [Paolo Emilio Taviani, Il concetto di utilità nella teoria economica. Volume secondo. Le scuole eterodosse e i nuovi indirizzi della dottrina’, 1970]