“Negli anni 1857-58, Karl Marx stava componendo un voluminoso manoscritto in preparazione di ‘Per la critica dell’economia politica’ e del ‘Capitale’. Fu pubblicato con il titolo di ‘Grundrisse der Kritik der Politischen Ökonomie’ a Mosca, negli anni 1939-41, sebbene alcuni brevi estratti fossero apparsi nella “Neue Zeit” nel 1903-04. Il tempo e il luogo di pubblicazione fecero sì che l’opera rimanesse pressoché sconosciuta fino al 1952, quando ne venne pubblicata una sezione sotto forma di pamphlet a Berlino, e al 1953, quando nella stessa città i ‘Grundrisse’ furono ripubblicati in versione integrale. Questa edizione tedesca del 1953 rimase a lungo l’unica disponibile. I ‘Grundrisse’ fanno dunque parte di quel vasto corpo di manoscritti di Marx ed Engels che non vennero mai pubblicati durante la vita degli autori, e sono divenuti accessibili per studi adeguati soltanto dal 1930. La maggior parte di essi, come i ‘Manoscritti economico-filosofici’ del 1844, che ricorrono con grande frequenza in successive discussioni, appartengono alla giovinezza sia di Marx sia del marxismo. I ‘Grundrisse’ sono riconducibili invece alla sua piena maturità. Sono il risultato di un decennio d’intensi studi in Inghilterra e rappresentano chiaramente la fase del suo pensiero immediatamente precedente alla stesura del ‘Capitale’ durante i primi anni Sessanta, di cui, come già osservato, costituiscono il lavoro preliminare. I ‘Grundrisse’ sono quindi gli ultimi grandi scritti di Marx maturo ad aver raggiunto il pubblico. Date le circostanze, è assai sorprendente che siano stati trascurati. Questo è particolarmente vero per le sezioni intitolate ‘Formen die der kapitalistischen Produktion vorhergehen’, in cui Marx cerca di venire a capo del problema dell’evoluzione storica precapitalistica. Non si tratta, infatti, di appunti futili o casuali. Le ‘Formen’ non rappresentano soltanto, come Marx ebbe a scrivere orgogliosamente a Lassalle (12 novembre 1858), “il risultato di 15 anni di ricerche, cioè dei migliori anni della mia vita”; mostrano Marx al meglio della sua brillantezza e profondità e sono anche, in molti modi, il ‘pendant’ indispensabile alla superba Prefazione alla ‘Critica dell’economia politica’, che fu scritta poco dopo e presenta il materialismo storico nella sua forma più pregnante. Si può affermare senza esitazione che qualunque discussione storica marxista che non tenga conto dei ‘Grundrisse’, ossia pressoché tutte le discussioni di questo genere prima del 1941, e (purtroppo) gran parte di esse anche dopo, debba essere riconsiderata alla loro luce. La trascuratezza di cui sono stati oggetto ha nondimeno le sue ovvie ragioni. I ‘Grundrisse’ erano, come Marx scrisse a Lassalle, “monografie, scritte in periodi molto distanti l’uno dall’altro, per mia chiarificazione e non destinate alla pubblicazione”. Non solo richiedono al lettore una certa dimestichezza con l’idioma del pensiero di Marx, cioè con la sua intera evoluzione intellettuale e in particolare con l’hegelismo, ma sono anche scritti in una sorta di stenografia intellettuale privata che risulta a volte impenetrabile, in forma di note grezze inframmezzate da digressioni che, per quanto chiare possano essere state a Marx, a noi appaiono spesso ambigue. Chiunque abbia provato a tradurre il manoscritto, o anche a studiarlo e interpretarlo, saprà che è a volte quasi impossibile chiarire al di là di ogni ragionevole dubbio il significato di qualche passaggio sibillino” [Eric J. Hobsbawm, Come cambiare il mondo. Perché riscoprire l’eredità del marxismo, 2011]