“Più complesso, si diceva, è il discorso su Lenin. Molti dei rilievi fatti dagli studiosi in questi ultimi decenni circa l’aggancio testuale che la tradizione del materialismo dialettico sovietico troverebbe nel pensiero di Lenin sono sostanzialmente esatti. Ma l’opera intellettuale di Lenin è assai più articolata di quanto quegli studiosi non lascino intravedere. L’aggancio di cui si parlava viene generalmente rintracciato, oltre che in qualche articolo, in ‘Materialismo e empiriocriticismo’ (1909) e nei ‘Quaderni filosofici’. D’altra parte il grosso dell’opera scientifica di Lenin non è, a vero dire, di carattere filosofico. Gli studi che lo affermarono in Russia e che costituirono tanto la sua sperimentazione della dottrina di Marx, quanto la matrice della sua strategia politica, furono gli studi di economia che lo impegnarono tra il 1892 e i primi anni del nuovo secolo e a cui fecero seguito, principalmente, gli scritti polemici destinati alla lotta per l’organizzazione del partito e per la delineazione di una strategia e di una tattica politica per la rivoluzione russa. Né il primo né il secondo gruppo di scritti consente di avallare il giudizio che solitamente si pronuncia. Al contrario: v’è negli studi economici di Lenin una vera e propria riscoperta del Marx scienziato e cioè propriamente del ‘Capitale’. E v’è addirittura – in ‘Che cosa sono gli amici del popolo e come lottano contro i socialdemocratici’ (1894), ‘Il contenuto economico del populismo e la sua critica nel libro del signor Struve’ (1895), ‘Le caratteristiche del romanticismo economico’ (1898), ‘Lo sviluppo del capitalismo in Russia’ (1898) – un marxismo profondamente nutrito di indagine scientifica, nettamente avverso alle “teorie generali”, polemico contro l'”accusa banale che attribuisce al marxismo la dialettica hegeliana” (1): accusa che il populista Michajlovskij portava a Marx volendo intendere che questi risolveva “tutti i problemi di sociologia secondo le leggi della triade di Hegel” (2). In tutti questi testi, che costituiscono senza dubbio il nerbo dell’opera teorica di Lenin (…), il tema centrale è proprio quello della configurazione del marxismo come indagine scientifica dei rapporti sociali capitalistici, fuori dalle escogitazioni di “leggi generali” che terranno invece il campo negli studiosi del materialismo dialettico. Non era davvero poco in un’epoca in cui il marxismo era ancora dominato da Bernstein, Kautsky, Plechanov e dalla loro inclinazione a “completare” Marx con Kant, Hegel o Spinoza. Quanto al secondo gruppo di scritti, più schiettamente politici, i rimandi filosofici sono rari, ma colpisce l’impostazione anticonformista e innovatrice della problematica sociale e politica, il distacco radicale di Lenin dalle tradizioni del marxismo ufficiale della chiesa socialdemocratica tedesca. In seguito l’attività teorica di Lenin è essenzialmente legata alla pratica politica e prendono spicco due opere che per la loro originalità difficilmente possono essere inventariate nel ‘background’ del bizantinismo filosofico del ‘Diamat’ (Dialekticeskij Materializm, ndr): L”Imperialismo fase suprema del capitalismo’ (1916) e ‘Stato e rivoluzione’ (1917) che, come sono testi di analisi economica e politica, fanno prova della genialità di Lenin e del suo antidogmatismo” [Umberto Cerroni, Materialismo storico e scienza, 1976] [(1) V.I. Lenin, Opere complete, cit, vol I, pp. 159-160. Ecco un’altra formulazione interessante: “il metodo dialettico non consiste affatto nelle triadi, ma consiste per l’appunto nella negazione dei metodi dell’idealismo e del soggettivismo in sociologia” (op. cit., p 181); (2) V.I. Lenin, op. cit., vol I, p. 161. Le pagine successive sono dense di importanti precisazioni sul metodo di Marx in contrapposizione radicale al metodo di Hegel]