“Mazzini vide in Weitling uno dei principali esponenti del ‘German Communism’ (12), prima ancora di fornire inconsapevolmente a Marx e a Engels, per la stesura più remota delle bozze della ‘Professione di fede’ e del ‘Catechismo’ poi dei ‘Principi del comunismo’ e infine del ‘Manifesto comunista’ alcuni strumenti interpretativi utilizzati, in termini di «classe», anzi, di «classe dominante», che provenivano senza dubbio dalle correnti dell’anticapitalismo sindacale di matrice ricardiana e oweniana. Weitling, dopo la rottura con Marx, diffidò sempre più dell’ ‘Intelligenz’ (l’ambiente degli intellettuali) sia nel corso della prima emigrazione in America sia nel ’48-49 quando, in Germania, ‘non’ aderì alla Lega dei comunisti, mentre cercò ancora di esercitare, ma con scarso successo, ascendente e autorità sul dibattito rivoluzionario tramite il suo foglio berlinese «L’Elettore Primario» (Der Urwähler). Cosa analoga avvenne nella seconda e definitiva emigrazione negli Stati Uniti, dove egli morì nel ’71, un anno prima di Mazzini, non dimenticato, ma emarginato rispetto alla vita sociale e politica internazionale. In America, ribadì la scelta di campo ‘operaista’ e comunitaria, ancor sempre focosamente critica contro i «filosofi» che lo avevano emarginato, capitanati da Marx e dal suo giornale, la «Nuova Gazzetta Renana» (con il sottotitolo «Organo della democrazia»), che, a suo giudizio, avevano condotto allo sbaraglio la rivoluzione in Germania a causa delle contraddizioni e dei dissensi intestini e per le incertezze e i contrasti dell’Assemblea Nazionale di Francoforte. Nonostante il suo estremismo egualitario e comunitario, gli unici intellettuali con cui Weitling mantenne dei contatti furono quei «democratici» sui quali, a loro volta, il pensiero di Mazzini e l’azione dei mazziniani (ma non la teodicea né il suo spirito di religiosità) avevano impresso un forte marchio, da Kinkel ad August Willich, in seguito attivi nella politica americana. Comunque Weitling, mentre dall’America proseguì a polemizzare appassionatamente con Marx, continuò a essere aperto e ben disposto nei riguardi di Mazzini «difensore della libertà» e del «’socialismo’»” (pag 343-344) [Gian Mario Bravo, ‘Weitling e Mazzini’, (in) ‘Mazzini e gli scrittori politici europei (1837-1857). Tomo II’, a cura di Salvo Mastellone, CET, Centro Editoriale Toscano, Firenze, 2005] [(12) Cfr. il cap. ‘The «German Communism», in S. Mastellone, Mazzini and Marx. Thoughts upon Democracy in Europe’, Westport (Conn. ) Praeger, 2003, pp. 63-70]
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- Articolo pubblicato:18 Aprile 2025