“Dando rilievo alla sostanziale comunanza di vedute di Marx e di Engels, lo studioso francese esaminò anche ‘La politica estera degli zar’ di Engels, che richiamò nel saggio del 1951, apparso su “Preuves”, e analizzò in maniera dettagliata nel 1953 (1). Rubel mise in luce che lo scritto, composto nel 1890, puntava a proseguire il lavoro dell’amico scomparso. Aveva infatti dichiarato Engels (F. Engels, op.cit., p. 39): “E’ merito di Karl Marx l’aver ripetutamente sottolineato sin dal 1848 come il partito operaio dell’Occidente fosse (…) costretto a intraprendere una guerra implacabile contro lo zarismo. Se intervengo nello stesso senso, anche questa volta non faccio che continuare l’opera del mio amico defunto, supplendo al compito che non gli fu dato di portare a termine” (F. Engels, La politica estera degli zar, 1978, edizione italiana è a cura di B. Bongiovanni). La nascita, nel 1889, della rivista “Social-Democrat”, edita a Londra quale organo dell’organizzazione “Emancipazione del lavoro” di Plechanov, Vera Zasulic e Axelrod, aveva fornito a Engels l’occasione per il suo intervento, cui egli attribuiva molta importanza, tanto da farlo pubblicare in diverse traduzioni. Rubel riferì della sua diffusione in tedesco, sulla “Neue Zeit” nel 1890; in inglese, sul “Times”, nello stesso anno; in francese, sulla “Idée Nouvelle” in traduzione parziale sempre nel 1890. Secondo Engels, l’abbattimento dello zarismo rimaneva l’obiettivo principale del movimento rivoluzionario; spiegava tale asserzione con un’analisi particolareggiata della natura e dei mezzi adottati dalla diplomazia russa per controllare la politica occidentale, puntando parallelamente all’allargamento verso Costantinopoli. Soffermandosi sull’espansionismo russo scrisse (f. Engels, op. cit, p.70): “Per poter regnare in modo assoluto all’interno lo zarismo doveva essere all’esterno più che invincibile, doveva essere vittorioso in continuazione, in grado di ricompensare l’obbedienza incondizionata con l’ebbrezza sciovinista della vittoria, con sempre nuove conquiste” (F. Engels, op.cit, p.70). Per Rubel furono frasi come questa che avevano impedito la pubblicazione del testo engelsiano in Russia. In effetti, nel 1934, l’opposizione nel partito bolscevico, capaggiata da Bucharin, volle utilizzare lo scritto per un attacco a Stalin e alla sua direzione. Il massimo dirigente sovietico si oppose, con una lettera indirizzata al ‘politburo’ nello stesso anno, ma resa pubblica solo nel 1941 (M. Rubel, Staline et C.ie, pp.64-65). Secondo Stalin, il modo in cui Engels analizzava la diplomazia russa e lo zarismo era “inverosimile”, poiché attribuiva a una cricca di avventurieri stranieri (appunto, la diplomazia russa) la capacità di determinare la politica estera dello zarismo con risultati tanto efficaci sulle potenze occidentali, trascurando un approccio storico-materialistico (2). Ma Engels, rilevò Rubel nella sua analisi, non pensava affatto che la natura della diplomazia russa, incaricata di perseguire il sogno zarista della dominazione mondiale, fosse priva di basi concrete. Infatti, riteneva che essa poggiasse su un fondamento costituito dalla peculiarità del territorio sconfinato ma, da un punto di vista militare, facilmente difendibile e dall’impossibilità e incapacità di creare un esercito forte, sia per la corruzione dilagante nella burocrazia statale sia per l’arretratezza dell’apparato industriale e dei trasporti. Forte in difesa ma debole in attacco: su questa specificità dell’autocrazia affondava le radici lo sviluppo della diplomazia russa. Per chiarire ulteriormente le idee engelsiane e ottenere un quadro più completo Rubel ritenne di far riferimento anche a un altro intervento, indirizzato contro il populista Tkacëv (3), nel quale la composizione sociale della Russia, dove prevalevano i contadini poveri, venne individuata quale base materiale dello Stato assolutista (4). Egli affermò con vis polemica che lo studio di Engels “prendeva di mira e metteva alla gogna la diplomazia zarista, la servitù di Stato e il regime poliziesco instaurati su più di un sesto de nostro globo” (5)” [Gianfranco Ragona, Maximilien Rubel (1905-1996). Etica, marxologia e critica del marxismo, 2003] [Note (1) Cfr. M. Rubel, Staline et C.ie devant le verdict d’Engels, ‘La Revue Socialiste’ nouvelle série, n. 63, gennaio 1953 pp. 64-75. F. Engels, La politica estera degli zar, 1978, edizione italiana curata da B. Bongiovanni; (2) I. Stalin, A proposito dell’articolo di Engels, ‘La politica estera dello zarismo’, lettera indirizzata ai membri dell’Ufficio politico, 19 luglio 1934, in ‘Bolshevik’, n. 9, 1941. Scritto di Stalin letto nella traduzione francese della ‘La Nouvelle Critique’, n. 40, novembre 1952, pp. 47-51); (3) F. Engels, Le condizioni sociali in Russia, cit., passim; (4) Cfr. M. Rubel, Staline et C.ie, cit, p. 69; (5) Ivi, p. 71]