“Mentre per Max Adler e per la componente marxista del movimento operaio, “società e Stato non sono due cose diverse” (106) e sia l’una che l’altro vengono condizionati dalla coscienza di classe e, quindi, dai progressi della politica, la socialdemocrazia elabora la sua concezione del potere sulla base della complessità della fenomenologia sociale. Lo scritto di Renner del 1916, ‘Zur Krise des Sozialismus’ (107), frantuma la fondamentale organicità teorica del socialismo ottocentesco, nel tentativo di far luce sulla natura contradditoria del potere, e segna l’inizio della revisione di uno dei concetti chiave del marxismo, l’identità cioè tra classe dominante e organizzazione del dominio. “Già oggi – scrive Renner negli anni del conflitto – i proletari avvertono: ‘noi siamo il popolo! Noi siamo lo Stato!’ Sorge per la teoria socialista il dovere rigoroso di distinguere in maniera più precisa lo Stato in quanto insieme del popolo organizzato, dallo Stato in quanto istituzione di dominio” (108). A pochi anni dalla fine della guerra, Kelsen porta alle estreme conseguenze la tesi di Renner (109), facendosi portavoce del “disagio culturale” del periodo che inibiva, a livello di massa, la fiducia nella rappresentatività sociale delle istituzioni: “Fa parte di una soddisfacente definizione del concetto di Stato la sua chiara delimitazione rispetto a quello di società” (110), sostiene Kelsen, separando nettamente da quest’ultima, considerata “concetto causale dell’unificazione degli uomini”, da quello, definito invece “concetto normativo dell’ordinamento di questa convivenza” (111). Sottratto alla storia e sradicato dalla società, lo Stato socialdemocratico si emancipa dalla dialettica “politica” tra “idea ed effettualità” e si riduce ad una semplice metafora del potere” [Roberta Ascarelli, Socialismo e cultura di massa. Potere e cultura nella socialdemocrazia tedesca durante la repubblica di Weimar, 1983] [“(106) M. Adler, La concezione dello Stato nel marxismo, cit., p. 33; (107) Ivi, pp. 87-97; (108) Ivi, pp, 93; (109) H. Kelsen, op.cit; (110) Ivi, p. 25; (111) M. Adler, ‘La concezione dello Stato nel marxismo’, cit., p. 27. Per la risposta di Kelsen cfr. la nota 16 del testo citato”]