“Kautsky e Bernstein (…) furono autentici rappresentanti della II Internazionale in ascesa. Anche là dove la loro concezione e quella di Engels coincidono esteriormente, dietro le stesse parole si nasconde un senso politico del tutto diverso (1). Così Engels non valutò in modo realistico il cammino percorso dalla socialdemocrazia tedesca nel periodo della legge antisocialista, e di cui la funzione di mediatori ideologici svolta da Kautsky e Bernstein è parte integrante, anzi dopo il 1890 credette di poter aver fiducia nell’azione della socialdemocrazia tedesca. Egli approvò la posizione di attesa assunta dalla SPD senza riconoscerne la natura pacifista. (…) E’ caratteristico che più tardi tanto Kautsky quanto lo stesso Bernstein si siano richiamati alla ‘Introduzione’ (a ‘Le lotte di classe in Francia’ di Marx, 1895′, ndr) per giustificare il loro atteggiamento. Tutti e due potevano soggettivamente rivendicare per sé una parvenza di diritto, tuttavia entrambi con una forzatura interpretativa introdussero nelle parole di Engels anche le loro vedute personali (…). Gustav Mayer relega nel regno delle leggende l’opinione secondo cui Engels negli ultimi anni avrebbe messo in guardia la socialdemocrazia da ogni uso della violenza. Sino alla fine il vecchio campione “era rimasto consapevole del fatto che solo in condizioni del tutto eccezionali si sarebbe potuta compiere senza difficili lotte la conquista del potere da parte del proletariato. Anch’egli avrebbe sino alla fine messo con entusiasmo la sua esperienza e la sua cultura militare a disposizione della rivoluzione proletaria, in qualunque paese fosse scoppiata. Alle angherie della polizia prussiana egli voleva sottrarsi, finché fosse stato possibile; tuttavia anche nei suoi ultimi anni di vita avrebbe considerato come “una faccenda del tutto futile” il “fischio delle pallottole” come nel 1849 durante la rivolta del Baden” (cfr G. Mayer, Friedrich Engels, vol. II, 1934, pp. 496 sgg, citazione a p. 499)” [Erich Matthias, Kautsky e il kautskismo. La funzione dell’ideologia nella Socialdemocrazia tedesca fino alla prima guerra mondiale, 1971] [(1) Questa differenza tra le generazioni politiche più tardi Kautsky l’ha almeno di tanto in tanto avvertita con chiarezza. Il 21.11.1901, in una lettera a Victor Adler, egli designa Lassalle come una “potente personalità” e come un “tipo imponente” e prosegue: “Ma non è lecito nemmeno dimenticare che grande epoca fu quella! Fremeva ancora la grande rivoluzione, e l’epoca del ’48 o quella del ’56, ’59, ’66, ’70 quali battaglie portarono!… Questi grandi combattenti, i Marx, Engels, Lassalle, anche Liebknecht erano uomini di ferro. Noi invece siamo già troppo insidiati dalla degenerazione nervosa, la forma borghese del ‘depauperamento’. Anche qui dobbiamo nutrire le migliori speranze nella nuova generazione che certamente viene educata in maniera più razionale”. Cfr. V. Adler, ‘Briefwechsel mit August Bebel und Karl Kautsky’, come pure con altri socialdemocratici tedeschi, raccolto e commentato da Friedrich Adler, Wien, 1954, pp. 381 sgg.]