“La prima, chiara esposizione del concetto di scienza come “potenza intellettuale della produzione”, in Marx, possiamo trovarla nei ‘Grundrisse’ del 1857-58 (anche se mancano ancora i termini precisi della definizione). Scrive Marx: “La natura non costruisce macchine, non costruisce locomotive, ferrovie, ‘electric telegraphs, selfacting mules’, ecc. Essi sono prodotti dell’industria umana; materiale naturale, trasformato in organi della volontà umana sulla natura o della sua esplicazione sulla natura. Sono ‘organi del cervello umano creati dalla mano dell’uomo; forza di conoscenza oggettivata’. Lo sviluppo del capitale fisso mostra fino a che punto il ‘sapere sociale generale, knowledge’, è diventato ‘forza produttiva immediata’, e quindi le condizioni del processo vitale stesso della società sono passate sotto il controllo del ‘general intellect’, e rimodellate in conformità ad esso. Fino a che punto le forze produttive sociali sono prodotte, non solo nella forma del sapere, ma come organi immediati della prassi sociale, del processo reale di vita” (Grundrisse, p. 594 (trad.it, pp. 299-300)). Il testo è molto chiaro: il “capitale fisso” (le macchine) ha trasformato il “sapere sociale generale”, il “general intellect”, in “forza produttiva immediata”. Ma – come si è detto – i termini “potenza intellettuale della produzione” mancano ancora. Li troviamo nel primo libro del ‘Capitale’: “Le potenze intellettuali della produzione allargano la loro scala da una parte perché scompaiono da molti parti. Quel che gli operai parziali perdono si ‘concentra’ nel capitale, di contro a loro. Questa contrapposizione delle ‘potenze intellettuali’ del processo di produzione agli operai, ‘come proprietà non loro’ e come ‘potere che li domina’, è un prodotto della divisione del lavoro di tipo manifatturiero. Questo ‘processo di scissione’ comincia nella cooperazione semplice, dove il capitalista rappresenta l’unità e la volontà del corpo lavorativo sociale di fronte ai singoli operai; si sviluppa nella manifattura, che mutila l’operaio facendone un operaio parziale; si completa nella grande industria che separa la ‘scienza’, facendone una potenza produttiva indipendente, dal lavoro e la costringe a entrare al servizio del capitale” (‘Il Capitale, p. 405). A questo punto Marx riporta in nota questa frase di W. Thompson (un discepolo di Owen), tratta dalla sua opera: ‘An Inquiry into the Principles of the Distribution of Wealth’ pubblicata a Londra nel 1824: “L’uomo di scienza e l’operaio produttivo sono separati da ampio tratto, e la scienza, invece di aumentare, in mano all’operaio, la sua forza produttiva a suo favore, gli si è quasi dappertutto contrapposta… La conoscenza diviene uno strumento che può essere separato dal lavoro e contrapposto ad esso” (Il Capitale, p. 405, nota 67)” [Roberto Prato, Uso capitalistico e uso alternativo delle macchine] [in ‘Classe, quaderni sulla condizione e sulla lotta operaia’, 1971]