“Evidentemente non è a noi che spetta di preparare direttamente un movimento che non è quello precisamente della classe che noi rappresentiamo. Se i repubblicani e i radicali credono scoccata l’ora di muoversi , diano essi libero sfogo alla loro impetuosità. Quanto a noi, fummo troppo spesso ingannati dalle grandi promesse di questi signori, per lasciarvicisi prendere un’altra volta. Né le loro proclamazioni né le loro cospirazioni dovranno menomamente toccarci. Se noi siamo tenuti a sostenere ogni movimento popolare ‘reale’, siamo tenuti ugualmente a non sacrificare indarno il nucleo appena formato del nostro partito proletario, e a non lasciar decimare il proletariato in sterili sommosse locali. Se al contrario il movimento è davvero nazionale, i nostri uomini non staranno nascosti, non vi sarà neppur bisogno di lanciar loro una parola di ordine… Ma allora dovrà ben essere inteso, e noi dovremmo proclamarlo altamente, che noi partecipiamo ‘come partito indipendente’, alleato pel momento ai radicali e repubblicani, ma interamente distinto da essi; che non ci facciamo alcuna illusione sul risultato della lotta in caso di vittoria; che questo risultato, lunge dal renderci soddisfatti, non sarà per noi che una tappa guadagnata, nuova base d’operazione per conquiste ulteriori; che il dì stesso della vittoria, le nostre strade si divideranno; che da quel giorno, di fronte al nuovo governo, noi formeremo la ‘nuova opposizione’, opposizione non già reazionaria, ma progressiva, opposizione d’estrema sinistra che spingerà a nuove conquiste al di là dei terreni guadagnati. Dopo la vittoria comune, potrebbe esserci offerto qualche seggio nel nuovo governo – ma sempre ‘nella minoranza’. Questo è il pericolo più grande. Dopo febbraio 1848, i democratici socialisti francesi (della ‘Réforme’, Ledru-Rollin, Louis Blanc, Flocon, ecc.) commisero l’errore di accettare cosiffatte cariche. Minoranza nel governo, essi condivisero volontariamente la responsabilità di tutte le infamie e i tradimenti, di fronte alla classe operaia, commessi dalla maggioranza di repubblicani puri; mentre la presenza loro nel governo paralizzava completamente l’azione rivoluzionaria della classe lavoratrice ch’essi pretendevano rappresentare. In tutto questo, io non do che la mia opinione personale, poiché me l’avete domandata, e ancora con la maggior diffidenza” [Federico Engels, La futura rivoluzione italiana e il Partito Socialista, ‘Critica Sociale’, a. IV, n° 3, 1° febbraio 1894, pp 35-36 (lettera a Turati, Londra 26 gennaio 1894)] [in ‘Il socialismo italiano. Da Filippo Turati a Pietro Nenni (1892-1972)’, a cura di Franco Livorsi, 1981]