“Non volete credere che le paroline privilegio e sfruttamento stanno fuori del nostro marxistico dizionario? Riprendiamo la ‘Critica al Programma di Gotha’. Il passo per cui Marx getta fiamme, e che contiene le idiozie lassalliane sullo “Stato Libero” e la “legge di bronzo del salario”, finisce con quella che Marx chiama – ed Engels in altro luogo – vaga formula ridondante che termina il paragrafo; ed è questa (sì, chi non ha peccato scagli la prima pietra!): “Il partito si sforza… di raggiungere l’abolizione dello sfruttamento in ogni forma e l’eliminazione di ogni disuguaglianza sociale e politica”. Bisogna dire così, scrivono Marx ed Engels (senza, è chiaro, aver preso accordi): “Con l’abolizione delle differenze di classe, scompaiono da sé tutte le disuguaglianze sociali e politiche che ne derivano”. (…) In questo paragrafo Marx tratta anche la questione della visione limitata di Lassalle – che significativamente riconduce a Malthus, oggi rimesso di moda dalle scuole americane antimarxiste del “benessere” – per cui il socialismo si leverebbe in lotta solo in quanto il salario operaio è bloccato ad un limite troppo basso; laddove si tratta di abolire il salariato in quanto “è un sistema di schiavitù, e di una schiavitù che diventa più dura via via che si sviluppano le forze sociali produttive del lavoro, tanto se l’operaio è pagato meglio, quanto se è pagato peggio”. Qui Marx svolge il paragone con lo schiavismo, che noi abbiamo più sopra tentato a proposito della rivendicazione scema per l’autonomia dei salariati: “E’ come se, tra gli schiavi venuti finalmente a capo del mistero della schiavitù e insorti, uno schiavo prigioniero di concetti antiquati scrivesse nel programma della insurrezione [uno schiavo, diciamo noi, amarxista, e solo immediatista, ordinovista]: la schiavitù dev’essere abolita perché il sostentamento degli schiavi, nel sistema schiavistico, non può superare un certo massimo poco elevato”” [Marxismo ed economia dei consigli] [in ‘I fondamenti del comunismo rivoluzionario marxista nella dottrina e nella storia della lotta proletaria internazionale’, 1969]
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- Articolo pubblicato:27 Novembre 2012