“Già prima del secondo impero Marx mostra a più riprese nella società francese la speculazione sfacciata che si annida dietro i grandi lavori statali e l’equivoca politica che dice: “Il popolo deve stare occupato, si moltiplicheranno quindi le ordinazioni di pubblici lavori” (18 brumaio). Su questo punto del moderno urbanesimo sventratore si diffonde poi Engels sia nella classica “Quistione delle abitazioni”, sia (richiamandola in questo suo studio) nel giovanile lavoro sulle classi lavoratrici in Inghilterra. “L’estendersi delle grandi città moderne dà in certe zone, specie in quelle poste al centro, al suolo e al terreno un valore artificiale, che spesso diventa colossale; gli edifici che si trovano su di esse, anziché rialzare questo valore, il più delle volte lo fanno abbassare, perché più non corrispondono alle mutate condizioni; li si abbatte e li si sostituisce con altri. Ciò avviene specie per le case operaie poste nel centro, il cui affitto, anche nei più grandi affollamenti, non sale mai, oppure sale in modo assai lento, al di là di un certo massimo. Il bonapartismo per mezzo del suo Haussmann ha fatto valere in Parigi questa tendenza nel modo più colossale alla speculazione e all’affarismo privato; ma lo spirito di Haussmann si fece strada a Londra, Manchester, Liverpool, e a Berlino e a Vienna pare (1872) che si trovi pure a suo comodo. Gli operai sono incalzati dal centro alla periferia, le abitazioni per gli operai e in genere le piccole abitazioni divengono più rare e care, e spesso non se ne trova punto, perché in simili condizioni l’industria edilizia, alla quale le abitazioni di maggior costo offrono un miglior campo di speculazione, solo in via eccezionale costruirà case operaie”. Engels illustra questo quadro molto attuale nell’Italia odierna, e non solo in essa, con l’esempio da lui lungamente studiato di Manchester” [Amadeo Bordiga, Costruzione e rivoluzione, 1972]