“(…) Lenin vede come, sebbene Hegel abbia a che fare solo con concetti, il movimento del «pensiero puro» non si limiti a «riflettere» la realtà. La dialettica di entrambi è un processo e l’Assoluto è «negatività» assoluta. La comprensione della negazione della negazione, che per Hegel è quella decisiva, lo porta a criticare la caduta di Hegel in un arido gioco numerico, cioè nel problema se la dialettica sia una «triplicità» o «quadruplicità», con la conseguente opposizione di «semplice» ed «assoluto». Lenin commenta: «Non mi è chiara la differenza; assoluto non equivale a più concreto?» interpretando così sia assoluto che relativo come «momenti» dello sviluppo. Dopo aver completato lo studio della ‘Scienza della logica’, egli non respinge più il concetto dell’«andare alla natura» dell’Idea Assoluta. Al contrario sostiene che, in esso, Hegel «allunga una mano al materialismo». Scrive infatti: «Va notato che in tutto il capitolo sull’Idea assoluta non si fa quasi parola di Dio (appena una volta è casualmente scappato fuori un concetto divino); inoltre il capitolo – NB ‘questo’ – non ha quasi affatto per contenuto specifico l”idealismo’, il suo argomento principale è piuttosto il ‘metodo dialettico’… E ancora una osservazione: in quest’opera di Hegel che è ‘la più idealistica’ vi è ‘il meno’ di idealismo, e ‘il più’ di materialismo. E’ contraddittorio, ma è un fatto!» (25). Leggendo la ‘Storia della Filosofia’, Lenin non prova quella sorta di esaltazione che la lettura della ‘Logica’ gli aveva procurato. Ma è proprio a questo punto che rende definitiva la sua rottura con Plechanov: «NB Da elaborare: Plechanov ha probabilmente scritto su argomenti di filosofia (dialettica) circa 1000 pagine (Beltov + contro Bogdanov + contro i kantiani + i ‘Problemi fondamentali’ ecc. ecc.). In tutte queste pagine, ‘sulla’ grande ‘Logica, a proposito’ di essa, del ‘suo pensiero’ (cioè ‘propriamente’) della dialettica come scienza filosofica) ‘nil’!!» (26). Naturalmente, Lenin non era arrivato impreparato allo studio della ‘Scienza della Logica’. La sua affermazione che nessuno può capire il primo libro del ‘Capitale’ senza aver studiato tutta la ‘Logica’, non va presa alla lettera” (pag 161-162); “La conclusione hegeliana che «il superamento dell’opposizione di Realtà e Concetto e quell’unità che è la verità, risiedono soltanto in questa soggettività» diventa per Lenin un punto decisivo. In altri termini, a conclusione della lettura della ‘Scienza della Logica’ egli è tanto lontano dall’intendere la soggettività come soggettivismo piccolo-borghese o idealista, da scrivere: «’Questo NB: Il più ricco è il più concreto e il più soggettivo’». Come abbiamo visto, all’inizio dello studio della Dottrina del Concetto, Lenin ne ammira la definizione da parte di Hegel, come «il regno della Soggettività o della Libertà», e interpreta: «NB Libertà=soggettività (ovvero) fine, coscienza, aspirazione NB». In una parola, egli scopre definitivamente l’insufficienza della categoria della casualità, nella spiegazione tra pensiero e materia. E che, al contrario, Libertà, Soggettività, Concetto («o» libera creatività, autodecisione delle nazioni, attività autonoma delle masse, autosvolgimento dell’Idea, in definitiva, rivoluzione continua), sono le categorie su cui si deve fondare la conoscenza della realtà, e che ne garantiscono perciò ‘l’obiettività’. Così, alla fine della Seconda Sezione sull’Oggettività, Lenin parla dei «germi del materialismo storico in Hegel», di «Hegel e il materialismo storico», del rapporto tra «le categorie della logica e la pratica umana». E arrivato infine alla Terza Sezione, l’Idea, riporta con entusiasmo il testo di Hegel, esprimendosi come se il pensiero fosse effettivamente il «creatore del mondo», non perché egli sia convinto di tali fantasie, ma perché sta di nuovo vivendo l’esaltante scoperta che nella Dottrina del Concetto si elabora la storia concreta dell’umanità” (pag 169) [Raya Dunayevskaya, ‘Rottura e ambivalenza filosofica in Lenin’, ‘Aut Aut’, Milano, 1974] [Raya Dunayevskaya, ‘Rottura e ambivalenza filosofica in Lenin’, ‘Aut Aut’, Milano, 1974] [(25) Lenin, ‘Quaderni filosofici’, cit., p. 323; (26) Ivi, pp. 277-278] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:29 Agosto 2017