“Del più grande interesse, allo stesso modo, sono i passaggi in cui Engels discute della guerra partigiana e delle condizioni della sua applicazione, questione che, anche in avvenire, conserverà per noi un interesse pratico di prim’ordine. Il tono di Engels diviene più sicuro ad ogni nuova corrispondenza. Questa sicurezza è indotta in lui da due verifiche: il paragone con quello che altri, da “veri militari” hanno scritto sulle medesime questioni; e, verifica ancora più convincente, gli avvenimenti stessi. Bandendo senza pietà dalle proprie analisi ogni astrazione, considerando la guerra come una concatenazione di operazioni materiali, analizzando ciascuna di queste operazioni dal punto di vista delle forze disponibili, delle risorse e dell’uso che ne viene fatto, il grande rivoluzionario agisce come uno specialista di questioni militari, cioè come un uomo che, nella pienezza della sua vocazione e della sua professione, parte dai fattori interni dell’arte militare. Non per nulla gli articoli di Engels furono attribuiti ad autorità militari dell’epoca, e in seguito a ciò i suoi congiunti si misero a chiamarlo “generale”. Sì, Engels ha forse affrontato le questioni militari come un “generale”, ma tenendo d’occhio i problemi significativi sul particolare terreno della guerra; e, se non aveva seguito l’indispensabile tirocinio pratico, aveva, d’altra parte, una testa come non la si trova sulle spalle di tutti i generali” [Leon Trotsky, Prefazione alle “Note sulla guerra del 1870-71” di Friedrich Engels] [in Leon Trotsky, a cura di Fabrizio Battistelli, ‘Come si arma la rivoluzione. Scritti militari, 1921-1924’, 1977]