“”Le differenze di valore inerenti ai prezzi di produzione delle merci si compensano a vicenda. In tutta la produzione capitalistica la legge generale si afferma come tendenza predominante solo in modo assai complicato e approssimativo, sotto forma di una media che non è mai possibile determinare, di oscillazioni incessanti” (Marx, Il Capitale, III, p. 202). “Il prodotto annuo sociale costa di due parti: la prima comprende i mezzi di produzione, la seconda i mezzi di consumo; tutte e due sono da trattarsi separatamente” (Marx, II, p. 386). “Sinché abbiamo esaminato la produzione del valore e il valore dei prodotti del capitale in quanto capitale individuale, la forma naturale del prodotto-merce era del tutto indifferente per l’analisi, consistesse essa ad esempio in macchine oppure in grano oppure in specchi. Si trattava sempre di un esempio, e qualunque ramo di produzione poteva ugualmente servire da illustrazione…Questo modo puramente formale di esposizione non è più sufficiente, quando si consideri il capitale complessivo sociale e il suo prodotto-valore. La ritrasformazione di una parte del valore dei prodotti in capitale, il passaggio di un’altra parte nel consumo individuale sia della classe capitalistica che della classe operaia, costituisce un movimento entro lo stesso valore dei prodotti, nel quale si è espresso il risultato del capitale complessivo, e questo movimento è non soltanto sostituzione di valore ma sostituzione di materia, e perciò è determinato tanto dal rapporto reciproco delle parti costitutive di valore del prodotto sociale quanto dal loro valore d’uso, dalla loro figura materiale” (II, p. 413). Questi passi descrivono la metastasi in Marx. Data l’ipotesi che tutte le industrie produttrici di beni capitali formino un gruppo di industrie che sono identiche nella composizione del valore del capitale e che tutte le industrie produttrici di beni salario e di lusso formino un altro gruppo analogo, è possibile dimostrare da un lato che abbiamo una proporzionalità tra i prezzi e i valori di tutti i beni capitali e una proporzionalità, diversa dalla prima, fra i prezzi e i valori di tutti i beni salario e di lusso, e dall’altro lato che tutte le industrie produttrici di beni capitali e tutte le industrie produttrici di beni salario e di lusso possono essere aggregate in due sezioni, una sezione che produce mezzi di produzione e una sezione che produce articoli di consumo, senza generare alcuna deviazione dovuta all’aggregazione. Nel volume II Marx sviluppò l’analisi a due sezioni della riproduzione semplice e allargata, e il duale di questa fu discusso nel libro III come problema della trasformazione dei valori in prezzi. E’ evidente che lo scopo di Marx non era quello di dimostrare la proporzionalità di prezzi e valori in una economia capitalista, ma, al contrario, di spiegare perché essi potevano differire quando i lavoratori non possedevano più i mezzi di produzione, dovevano quindi vendere la loro forza-lavoro sul mercato. Non dovremmo considerare il libro III come un ritorno alla teoria economica convenzionale, come spesso hanno fatto i critici della teoria economica marxiana. Allo stesso tempo non dovremmo neppure considerare il libro I, basato sulla proporzionalità fra tutti i prezzi e i valori, come l’essenza della teoria economica marxiana, come hanno fatto molti marxisti. Fra il volume I e il volume III non vi è dunque alcuna contraddizione, ma semplicemente uno sviluppo, dall’analisi a un settore all’analisi a due settori.” [M. Morishima, La teoria economica di Marx. Una teoria duale del valore e della crescita, 1974]