“E’ triste vedere come degli uomini, i quali indubbiamente si considerano marxisti e vogliono essere marxisti, abbiano dimenticato le verità fondamentali del marxismo. Ecco che cosa scriveva, nel 1874, contro il manifesto dei 33 comunardi  blanquisti, Engels, il quale appartiene come Marx a quei rari e rarissimi scrittori nei quali ogni frase di ognuna delle opere maggiori ha un contenuto di ammirevole profondità: “…”Noi siamo comunisti (hanno scritto i comunardi blanquisti nel loro manifesto) perché vogliamo raggiungere il nostro scopo senza fermarci nelle stazioni intermedie, senza addivenire a compromessi, i quali altro non fanno che allontanare il giorno della vittoria e prolungare il periodo della schiavitù”. I comunisti tedeschi sono comunisti perché attraverso tutte le stazioni intermedie e tutti i compromessi, che non sono stati creati da loro, ma dal corso dello sviluppo storico, vedono chiaramente e perseguono costantemente lo scopo finale: l’abolizione delle classi e la creazione di un ordine sociale in cui non ci sia più posto per la proprietà privata della terra e di tutti i mezzi di produzione. I 33 blanquisti sono comunisti, perché immaginano che, dal momento che ‘essi’ vogliono saltare le stazioni intermedie e i compromessi, la cosa sia bell’e fatta, e che se (come essi credono fermamente) l’affare “incomincerà” a giorni e il potere verrà a trovarsi nelle loro mani, il giorno dopo “sarà instaurato il comunismo”. In conseguenza, se la cosa non si può far subito, essi non sono comunisti. Quale puerile ingenuità portare come argomento teorico la propria impazienza!” (Friedrich Engels: ‘Il programma dei comunardi blanquisti’, dal giornale socialdemocratico tedesco ‘Der Volksstaat, 1874, n. 73, nella raccolta ‘Articoli del 1871-1875’, Pietrogrado, 1919, pp. 52-53, trad. russa).” [V.I. Lenin, L’estremismo, malattia infantile del comunismo, 1970]